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Usanze e stravaganze all'estero

Paesi che vai… abitudini che trovi – Usanze e stravaganze all’estero

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Si dice che il mondo è bello perché vario. Ed è proprio vero! La storia millenaria dell’umanità è stata condizionata, in ogni singolo luogo del pianeta, da eventi diversi che hanno influenzato mentalità e usanze dei vari popoli.
 

Ecco alcune usanze e stravaganze all’estero in cui ci siamo imbattuti e che ricordiamo col sorriso ma anche con tanta nostalgia!

 
Non dimenticheremo mai il nostro primo viaggio in Austria. Era già buio quando siamo entrati, in auto, nel centro di Graz. Nonostante fossimo in piena estate, alle 8 di sera le strade erano già deserte. Non esistevano ancora i navigatori satellitari, perciò al primo semaforo rosso avanziamo di un metro in avanti rispetto alla striscia che indica il punto in cui fermarsi per cercare di vedere l’insegna dell’hotel. Un pedone di passaggio, con cane al guinzaglio, inizia a sventolare le mani indicando qualcosa davanti al muso della vettura.

Abbassiamo il finestrino per chiedergli cosa volesse e lui, in inglese, ci indica che siamo fermi oltre la striscia sull’asfalto, invitandoci così a indietreggiare. Eravamo l’unica auto sulla strada e intorno a noi il deserto! Il giorno seguente, dopo un rapido giro per il centro, siamo montati in macchina per andar via dalla città. Nel fare manovra ci si avvicina un tizio in bicicletta e ci chiede di abbassare il finestrino. A quel punto, molto educatamente, ci inizia a dare indicazioni su come raggiungere la funicolare. L’abbiamo ringraziato, anche se siamo rimasti abbastanza perplessi: non abbiamo chiesto indicazioni, stavamo semplicemente uscendo dal parcheggio e infine non avevamo alcuna intenzione di prendere la funicolare! Insomma, sebbene avessimo apprezzato lo sforzo, non potemmo fare a meno di notare che la gente in Austria non si fa gli affari propri.
 

In Cina, abbiamo scoperto un lato piacevolissimo se si viaggia con tutta la famiglia: l’attenzione per i bambini! Probabilmente per via delle restrizioni della natalità (sin dagli anni ’80 è vietato avere più di un figlio), viaggiare in questo paese con ragazzini a seguito è un’esperienza incredibile.

Usanze e stravaganze all'estero

Ovunque si va, gente sconosciuta si fionda ad aiutarli con i bagagli, gli tende la mano per salire sulla metropolitana e gli regala sorrisi e attenzioni. Unica pecca… appena ci si ferma ad ammirare qualche attrazione – nel centro di Pechino o Shanghai come nei paesini più sperduti della campagna cinese – tutti vogliono fotografarsi con i bambini occidentali. Ed ecco quindi che quando meno te l’aspetti, qualche mamma piazza il proprio figlio accanto ai nostri per rubare uno scatto o ci si imbatte in gruppi di allegre fanciulle che iniziano ad una ad una a chiedere di fare una foto con loro. Il tutto con grandi schiamazzi, risatine e una grande dose di finta timidezza! In fondo è tutto molto pittoresco, e l’unico vero rischio è che alla fine del viaggio i piccoli tornino a casa con l’ego così accresciuto da credersi delle rock-star.
 

A San Francisco, una delle città più liberali al mondo, nonché capitale gay friendly degli Stati Uniti, avevamo notato da subito il gran numero di coppie eterosessuali che camminando per strada non smettevano di tenersi per mano.

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Era così inusuale, che abbiamo chiesto spiegazioni ad amici scoprendo che qui, per non essere “importunati” da gente dello stesso sesso, bisogna fare così. Una specie di segnale per la comunità… e non un semplice gesto d’affetto verso il proprio partner!
 
In Israele, paese notoriamente problematico per la diversità di religioni e popoli, se si arriva il venerdì, e quindi all’inizio del weekend, ci si imbatte subito nei primi problemi, soprattutto culinari. All’ora del tramonto comincia lo shabat, le 24 ore di “riposo assoluto” degli ebrei. Tutti i ristoranti e negozi chiudono e agli osservanti non è permessa alcuna attività, comprese le cose più banali come premere il pulsante dell’ascensore.

Usanze e stravaganze all'estero

Non è una battuta: nel nostro hotel di Tel Aviv c’era un apposito “shabat elevator”, programmato a fermarsi automaticamente ad ogni piano evitando agli ospiti osservanti di commettere “l’eresia” della scelta manuale.
Fortunatamente la multiculturalità fa sì che i ristoranti arabi sono tutti aperti e quindi c’è sempre un piano B a disposizione.

A Berlino i ciclisti sono i padroni incontrastati della città. Corsie dedicate ovunque, spazi dove neanche i pedoni possono metterci piede senza essere insultato da ciclisti che sfrecciano di corsa, sempre tassativamente incavolati neri!

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La capitale tedesca è tutta piatta e uno dei mezzi migliori per vistarla sono proprio le onnipresenti due ruote, da affittare in uno dei tanti negozi sparsi per la città. Una sabato sera mentre cercavamo di capire come raggiungere il ristorante ci siamo fermati ad un incrocio, sul ciglio della strada, per controllare la mappa. Solo dopo un po’ ci accorgiamo che alle nostre spalle si era formata una fila di macchine che attendeva pazientemente che ripartissimo… Gli facciamo cenno di proseguire (visto che non intralciavamo nessuno), ma il conducente della prima auto non ha accolto il nostro invito ed ha aspettato che ripartissimo prima noi: se non si ha la precedenza la nessuno si muove!

Di aneddoti simili ne abbiamo in quantità e il più delle volte ci fanno sorridere e diventano automaticamente il centro dei nostri racconti al rientro da ogni viaggio.

Ad ogni modo, sebbene per noi siano delle stranezze davvero esilaranti, ci rendiamo presto conto quanto risultiamo strani noi italiani al resto del mondo… O sbaglio?

 

 

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