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Viaggio in Brasile

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l nostro viaggio in Brasile è iniziato con qualche perplessità e titubanza, ma è finito con un amore profondo… sconfinato. Anzi, si può quasi dire che non sia finito affatto, visto che ci siamo portati a casa musiche, colori, foto e video da cui non riusciamo a staccarci tanto ci è piaciuto e tanto ci è entrato nel cuore!

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Il paese delle spiagge infinite, della samba e dell’allegria, del carnevale, del sole sempre splendente (spesso cuocente) e della natura tropicale verde e potente. Immenso, colorato, pieno di razze diverse e di contraddizioni che affascinano come un grande romanzo, di convivenza – a volte difficile – tra ricchissimi e poverissimi, di gente cordiale e di gioia di vivere.

Negli ultimi decenni il Brasile ha avuto uno sviluppo economico sorprendente al pari di India, Russia, Cina e Sudafrica e oggi attira sempre più visitatori nonostante sia considerato un po’ pericoloso.

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E in effetti lo è, e anche se noi non ne abbiamo avuto un riscontro diretto, è innegabile che non sia un paese dove si può girare liberamente. Premesso che ormai nessun luogo è sicuro al 100%… diciamo però che non è l’Islanda!!!!

E’ pur sempre il paese delle  favelas e purtroppo anche del turismo sessuale che è ancora diffusissimo anche se noi non abbiamo visto alcuna situazione promiscua, segno che se non lo si cerca, neanche si percepisce.

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Alla fine valgono sempre semplici e poche regole per non imbattersi in situazioni spiacevoli: evitare di girare dopo il tramonto a piedi (di sera infatti anche per piccole distanze, meglio prendere il taxi), non indossare gioielli, orologi e borse, non portare le macchine fotografiche al collo o i cellulari in mano… tutte precauzioni che d’altronde valgono per molte altre città del mondo, soprattutto in Sud America, e che in Brasile vanno tenute a mente in modo tassativo.

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Con queste attenzioni – a nostro parere – si può andare in tutti i luoghi turistici (si, perchè se poi ci si spinge altrove non possiamo garantire!) godendosi spiagge e attrazioni, rigorosamente in ciabatte, senza alcun problema anche a torso nudo per gli uomini e con il bikini per le donne.

L’abbigliamento fa parte del divertimento di Rio e non ci si deve preoccupare se si ha il fisico adatto o meno, qui ognuno fa quello che gli pare e il mood, anche la sera, è molto informale e rilassato… giudicate voi!!! 🙂

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Abbiamo deciso di visitare il Brasile nella stagione primaverile (da noi inizio autunno), periodo che qui è considerato quasi freddo, anche se la temperatura media di giorno oscillava fra i 28 gradi a Rio e i 32 del Nordeste. Con meno turisti rispetto al periodo natalizio o a quello del Carnevale, l’atmosfera è comunque magnifica: piove poco, l’aria non è ancora diventata afosa e anche i prezzi sono decisamente più abbordabili.

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Una cosa che sorprende è che quasi nessuno parla inglese, nemmeno negli hotel (tranne nelle grandi metropoli), ma è ancora più sorprendente che, seppure noi non parlassimo portoghese, con un po’ di italiano e di spagnolo alla fine siamo riusciti a farci capire da tutti senza alcun problema!

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Ad ogni modo, qualsiasi mancanza si fa perdonare con la miglior caipirinha del mondo, con l’onnipresente cocco gelado, con i bagni pubblici più puliti che abbiamo mai visto, tante persone profumate persino nei luoghi più affollati e caldi e soprattutto una cordialità davvero calorosa.

L’itinerario del nostro viaggio in Brasile

In 12 giorni pieni a disposizione abbiamo deciso di dedicare buona parte del viaggio in Brasile alla sua città più famosa e rappresentativa, Rio de Janeiro, dove siamo stati 3 notti all’arrivo e 2 prima del rientro.

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Dopo il primo soggiorno a Rio ci siamo diretti a nord e abbiamo raggiunto Salvador de Bahia dove abbiamo dormito 2 notti e poi ancora più su per percorre la cosiddetta “Rotta delle Emozioni“, un percorso unico che inizia a Fortaleza e finisce a São Luis (ma si può fare anche al contrario) e che attraversa 3 piccoli stati del Nord-Est, ma con una infinità di cose da vedere (4 notti). Da São Luis abbiamo poi preso un altro volo e siamo tornati a Rio per goderci ancora un paio di giorni (2 notti) prima di rientrare in Italia.

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Tutti i voli interni li abbiamo fatti con GOL e, tranne per una cancellazione all’ultimo che ci ha obbligato a fare scalo a Brasilia, abbiamo trovato tutto molto efficiente e organizzato.

Il giro è stato il seguente:

. Rio de Janeiro

. Salvador de Bahia

. Jericoacoara

. Parnaiba

. Barreirinhas

.Rio de Janeiro

Rio de Janeiro

Come ogni viaggio in Brasile che si rispetti (soprattutto se è il primo), anche il nostro è iniziato da Rio de Janeiro, la ciudad maravillosa, bella come poche altre al mondo con le sue celebri spiagge di sabbia finissima contornate da alberghi e lussuosi palazzi sovrastati a loro volta dalle rocce monolitiche che rendono la sagoma di Rio unica, il tutto dominato dalle braccia spalancate del Cristo Redentore che veglia sui suoi gioiosi abitanti.

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E se a questo si aggiungono le scenografiche baie, l’immensa Foresta urbana di Tijuca, un clima da eterna estate, locali e ristoranti degni di una metropoli cosmopolita, Rio ha tutti gli ingredienti per essere una città unica al mondo.

A scapito di quanto pensavamo, considerati gli oltre 6 milioni di abitanti, c’è poco caos, forse anche grazie alla presenza di molta polizia, da quella Federale, alla municipale e quella militare. Questa massiccia presenza di gente armata con giubbotto antiproiettile, soprattutto nelle zone più turistiche, può inquietare, ma a noi ha soprattutto rassicurato.

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Ciò che fa davvero impressione, soprattutto a chi viene per la prima volta, è quanto siano in realtà vicine le favelas alle zone residenziali. Anche i quartieri più lussuosi sono letteralmente sovrastati da quei labirinti inaccessibili di baracche dove si spaccia droga e si spara facilmente, ma dove vivono anche molte persone per bene che fanno i lavori più umili in città.

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Insomma, Rio non è certo Zurigo, e per questo il Governo locale ha redatto una guida che viene distribuita negli alberghi e che dà indicazioni ai visitatori circa le misure di prevenzione e sicurezza per vivere la città senza correre rischi: munirsi di una fotocopia del passaporto lasciando l’originale nella cassetta di sicurezza dell’hotel, niente gioielli e orologi, pochi soldi distribuiti in diverse tasche e prestare particolare attenzione di notte girando a piedi il meno possibile.

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Quando nelle favelas succede qualcosa di brutto si capisce subito perché in centro e lungo le spiagge si rafforza la presenza di agenti armati appostati ad ogni angolo e che girano persino con le canne dei fucili fuori dai finestrini con fare minaccioso. Ciò nonostante il resto della città continua la sua vita come se nulla fosse… ragazze in bikini che passeggiano, surfisti con la tavola sotto il braccio diretti verso l’oceano, gente che gioca a beach volley o fa footing, insomma il regno del fitness a cielo aperto!

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Per il resto Rio è stupenda e conquista dal primo giorno, le spiagge sono favolose e pulitissime, con sabbia bianca e fine come alle Maldive, con un mare sorprendentemente bello. Il tutto è controllato e organizzato e la sensazione trovandosi a Ipanema, Leblon, Copacabana o Botafogo è di stare in una località di villeggiatura e non in una immensa metropoli.

Per gli abitanti di Rio la spiaggia è un oggetto di culto dove in migliaia dall’alba a notte inoltrata fanno gli sport più disparati, prendono il sole o chiacchierano bevendo birra ghiacciata o un cocco fresco nei numerosi baretti.

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Percorrere la ciclabile in bici, o semplicemente passeggiando, è un’esperienza fantastica. Concepita per collegare i principali luoghi di interesse, la pista riservata ai più sportivi, attraversa tutta la città.

Dopo esserci informati e consultati con amici che ci erano già stati o addirittura ci avevano vissuto, abbiamo deciso di alloggiare nei pressi della spiaggia di Ipanema.

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Ipanema e il contiguo Leblon, sono senz’altro i quartieri più belli e chic di Rio, dove si può passeggiare oltre che sul lungomare anche sulle strade dietro, dove si trovano i locali e i ristoranti più alla moda frequentati dal jet set della città e dove pare che il costo degli appartamenti abbia raggiunto i prezzi di Manhattan.

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Qui sicurezza e difesa sono una priorità, e lo si nota dalle telecamere che sorvegliano le entrate dei palazzi, dalle guardie private negli androni e dalle cancellate invalicabili a difesa dei palazzi. Ed è comprensibile, considerato che la più grande favela di Rio, Rochinha, violenta e spesso luogo di sparatorie e persino di vere e proprie guerriglie urbane, si trova proprio alla fine di Leblon, a ridosso dei lussuosi condomini anche se in realtà non si avverte alcuna minaccia.

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La spiaggia, è divisa da un piccolo canale fra la zona di Ipanema e quella di Leblon e termina con il monte dei Dois Irmaos, i Due Fratelli, mentre alle spalle si trova la zona di Lagoa de Freitas, anch’essa molto esclusiva e di una bellezza disarmante.

Gli hotel di Rio, tranne per qualche rarissima eccezione, non sono particolarmente curati e spesso le stelle non rispecchiano il vero livello di pulizia e servizi. Con questo a mente abbiamo preferito privilegiare la posizione assicurandoci una delle viste più belle e suggestive della città.

Per la prima parte del nostro soggiorno a Rio abbiamo quindi scelto il Praia Ipanema, che, pur avendo varie carenze, affaccia direttamente sulla spiaggia e ha la piscina più panoramica tra tutte, con una vista mozzafiato e un ristorante con vetrate quasi a 360 gradi.

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Gli ultimi due giorni del nostro viaggio, dopo essere tornati dal Nord-Est del Brasile, li abbiamo passati, invece, all’Arena Ipanema, a cavallo tra le spiagge di Ipanema e Copacabana, in ottima posizione per visitarle entrambe. L’albergo è davvero molto bello, moderno e confortevole, a discapito però della vista (eccetto che dal rooftop), in quanto purtroppo non affaccia direttamente sul mare.

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Il valore di Ipanema si capisce anche dai prezzi degli hotel che, anche se relativamente bassi per un luogo di tale bellezza, sono più alti di quelli di Copacabana e del resto di Rio.

Da non perdere il tramonto visto dalla spiaggia, con il sole che si nasconde dietro i Dois Irmaos tingendo di rosso il cielo e le onde dell’oceano… davvero romantico!

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Qualche isolato all’interno di Ipanema, dietro le prime file di palazzi, si estende anche la strada commerciale del quartiere, Rua Visconde de Piraja, dove si trovano centinaia di negozi, ristoranti, vari centri commerciali, banche e quant’altro.

Alle spalle di Ipanema, invece, c’è un altro bel quartiere, Lagoa, affacciato sulla spettacolare laguna sovrastata dal Corcovado. In questa zona si trovano anche l’Ippodromo e il Giardino Botanico.

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Subito dopo Leblon c’è la mega-favela Rocinha che si intravede già alle spalle dell’albergo Sheraton e a cui bisogna prestare molta attenzione perchè è immensa e una volta entrati non si sa cosa possa succedre. Dalla parte opposta, verso Copacabana ce n’è una più piccola a cui bisogna fare comunque attenzione. E’ accessibile tramite un ascensore pubblico nei pressi di Piazza General Osòrio, e anche se non è la più pericolosa, meglio non avventurarsi.

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Muoversi a Rio è piuttosto facile e noi abbiamo sperimentato un po’ tutti i mezzi di locomozione: i taxi (quelli ufficiali sono gialli) costano relativamente poco e usano sempre il tassametro, quindi non si corre il rischio di truffe, c’è anche una comodissima e moderna metropolitana che, pur se non estesa, tocca tutte le principali attrazioni turistiche, gli autobus sono infiniti e l’unica raccomandazione è per i pedoni visto che corrono come dannati. Il mezzo però che abbiamo apprezzato di più è la bicicletta. Noi l’abbiamo noleggiata direttamente in albergo, ma ci sono numerosi rentals in giro per la città. Girare in bici non solo è facile, ma ci ha fatti sentire un po’ del luogo.

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Le principali attrazioni di Rio sono quasi tutte collegate tra loro con la pista cilcabile e da una si passa all’altra molto agevolmente, anche se le distanze non sono piccole, quindi preparatevi a “pedalare”.

Da Ipanema proseguendo si raggiunge Copacabana, da lì al Pan di Zucchero e Urca, poi Botafogo e ancora più in là si arriva fino al centro e al quartiere storico di Santa Teresa.

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Pur considerata la spiaggia più famosa di Rio, e pur essendo molto bella, Copacabana è a nostro giudizio più caotica, turistica e rumorosa di Ipanema. Quest’ultima infatti, sul lungomare ha solo condomini e pochi alberghi, mentre a Copacabana si nota subito la presenza di molte attività commerciali, tantissimi alberghi (di livello anche più basso, salvo il Copacabana Palace) e, dicono, anche pericolosa la sera.

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Per via dell’esposizione sfavorevole, però, la maggioranza dei palazzi sul lungomare rimangono all’ombra già nel primo pomeriggio, cosa magari piacevole nelle stagioni più calde, ma che fa risultare Copacabana meno scenografica di Ipanema. Se, quindi volete un consiglio fotografico: Copacabana dà il suo meglio al mattino, mentre Ipanema al tramonto!

L’enorme spiaggia rimane comunque al sole fino a tardi e secondo molti è proprio Copacabana il luogo migliore dove passare le giornate se si viaggia con amici o si è single e si cerca divertimento, mentre Ipanema è più per coppie e gente tranquilla. E’ una questione di gusti.

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La parte estrema di Copacabana, in direzione opposta rispetto a Ipanema, è Leme dove c’è il Forte Duque de Caxias dietro al quale sorge il famosissimo massiccio del Pan di Zucchero, uno dei simboli di Rio. Dalle ore 9 del mattino è possibile entrare nel Forte e scalare il Morro do Leme che lo sovrasta per scattare le foto più belle della spiaggia. Se invece non avete voglia di farvi la scarpinata potrete sempre accontentarvi del Paseo de los Pescadores, un piccolo camminamento ai piedi del morro.

Fra i luoghi indimenticabili di Rio, il Pao de Azuçar (Pan di Zucchero) è sicuramente ai primi 3 posti. Si sale grazie alla cabinovia che in due tappe porta in uno dei posti più panoramici della città (80 Real, circa 20 euro).

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Arrivarci è molto facile: in taxi, in Metro fino a Botafogo e poi con una piacevole passeggiata di 15 minuti o meglio ancora in bici percorrendo la ciclabile. Si raggiunge Urca, un quartiere che sembra una città nella città, dove è piacevole fare una passeggiata fra le barche dei pescatori e con il Morro da Urca alle spalle.

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Una volta saliti la vista è incredibile. Si vedono Copacabana e Ipanema fino a ai Dois Irmanos, il Cristo Redentore di fronte, Botafogo in basso e sulla destra l’aeroporto nazionale, la baia e la città di Niteroi. Da andare la mattina presto o al tramonto (meglio se in entrambi i momenti, perchè sono due esperienze uniche) per gli appassionati di fotografia, ovviamente quando la visibilità lo permette.

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Proprio sulla cabinovia del Pan di Zucchero, per chi se lo ricorda, è stato girato il film di 007 Moonraker con Roger Moore impegnato in un combattimento all’ultimo respiro.

Ai piedi della cabinovia, a Urca, si trova un altro luogo sorprendentemente bello: Praia Vermelha. Una piccola spiaggia sabbiosa e tranquilla stretta tra le rocce. Sembra incredibile che si trovi nel cuore della caotica metropoli!

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Il Centro di Rio non è certo la zona più bella. Palazzi a volte malridotti, barboni ovunque, vicoli pericolosi, ma comunque da visitare purchè di giorno.

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Tutte le attrazioni e i luoghi di interesse sono per fortuna a poca distanza una dall’altra. Scendendo con la Metro alle fermate Cinelandia o Carioca ci si trova nei pressi di tutto quello che si deve visitare.

C’è la Cattedrale Metropolitana, un’opera architettonica costruita negli anni ’70, futuristica per il suo tempo, sembra un’astronave di Guerre Stellari. Un gigantesco cono di cemento, annerito e veramente inquietante da fuori, ma di grande impatto e con un’acustica impressionante all’interno.

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Nelle vicinanze della Cattedrale si trova anche la Chiesa São Francisco da Penitencia, considerata la più bella della città.

Un altro monumento cittadino, a poca distanza, è Arcos da Lapa, un antico acquedotto su cui oggi passa il caratteristico tram, Bondinho, che è il modo più agevole per raggiungere la sommità di Santa Teresa, il quartiere storico più caratteristico della città di Rio. La fermata è poco prima dell’Acquedotto e un viaggio costa circa 20 Real.

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Attraversare Santa Teresa passeggiando per le sue viuzze riporta in un altra dimensione rispetto al resto della città. Tutto il quartiere è un cumulo di viuzze e saliscendi, ristoranti tipici e studi di artisti. Avevamo valutato di alloggiare un paio di notti in questo quartiere vista anche la presenza di hotel molto belli, ma abbiamo desistito in quanto siamo stati avvisati che, come purtroppo accade per molte zone di Rio, la sera non sarebbe stato consigliabile uscire dall’albergo.

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L’ultima fermata del trenino è a Largo do Guimaraes e una volta scesi si prende la strada in giù lungo la Rua Almirante Alexandrino.

Dopo poco sulla sinistra si incontra l’indicazione per il belvedere del Parque das Ruinas, una casa abbandonata oggi trasformata in un centro ricreativo, teatro e luogo di musica, eventi gourmet e spettacoli all’aperto.

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Proseguendo e girando a sinistra si raggiunge anche la famosa scalinata Selaron, i cui gradini sono una vera opera d’arte urbana frutto del genio eccentrico dell’artista cileno Jorge Selaron.

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Tornati a Lapa, a piedi o in taxi si raggiunge il Boulevard Olimpico e Kobra Mural, un’area di passeggio sul porto, oggi riqualificata e ornata da decine di magnifici murales che sono una vera espressione culturale del paese. Lungo il Boulevard c’è anche AquaRio, l’acquario cittadino assolutamente consigliato, il Museo d’arte di Rio e il Museo del Domani, progettato da Calatrava.

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All’interno del Parco di Tijuca c’è poi uno dei simboli di Rio: il Cristo Redentore che, a braccia aperte, protegge la città dalla cima del monte Corcovado, uno dei più alti di Rio.

Il Cristo Redentore non è solo l’emblema della città è anche una rappresentazione delle sue contraddizioni, con un messaggio magnificamente spirituale più che religioso, quasi mistico, del padre che veglia sulla metropoli, sulle sue strade, sui poveri nelle favelas, su quel mondo particolare che è Rio.

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Si può salire in cima al Corcovado, da dove il panorama spazia a 360 gradi, con il trenino storico che attraversa le mangrovie del parco naturalistico, oppure con uno dei tanti pulmini che si trovano al terminal di partenza. Noi abbiamo preso il trenino, decisamente più suggestivo.

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Ci sono poi due cose che abbiamo deciso di NON fare a Rio: la prima è visitare lo Stadio Maracaná, il celebre tempio del calcio che, però – ci hanno detto – si trova in stato di degrado, nonostante sia ancora utilizzato per le partite più importanti. La seconda “attrazione” (se così si può chiamare) che abbiamo tralasciato è stato il tour delle favelas.

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Le favels purtroppo si vedono da qualsiasi punto della città e il contrasto con ciò che le circonda è già di per sè pesante da tollerare. Pensare che dentro quel dedalo di vicoli inerpicati sulle colline di Rio si consuma ogni giorno la vita di milioni di persone, fra droga, sparatorie e povertà infinita ci ha profondamente colpiti e non ci sembrava etico pagare un tour, magari rischiando anche di rimanere coinvolti in situazioni spiacevoli. Anche perché le favelas non sono quartieri storici, magari diroccati, ma semplicemente baraccopoli di mattoni e lamiera.

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In occasione delle Olimpiadi del 2016 si è cercato di ripulirle e avviare vari progetti di pacificazione. Al loro interno sono nati persino locali e bar panoramici sulla città, visto che si trovano tutte in collina e con una splendida vista, ma una volta finito il circo olimpico tutto è tornato come prima.

Per chi ha tempo a disposizione, buone gambe e spirito sportivo, il Parco Nazionale di Tijuca è un luogo da non perdere. Noi lo abbiamo visitato con gli amici di Indiana Jungle Tours (li torvate su Facebook), che ci hanno preso direttamente dall’albergo per guidarci attraverso la stupenda vegetazione della foresta.

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Camminando nel parco sembra di trovarsi nella più spettacolare giungla amazzonica, tra palme, banani, piante esotiche di tutti i tipi e persino qualche tucano che abbiamo avuto la fortuna di incontrare. Sentieri, cascate, percorsi ombrosi e ruscelli d’acqua proveniente dalla condensa sulle piante. Una curiosità: tutta la vegetazione è frutto di una riforestazione avviata intorno al 1860. Fino a quel momento, infatti, il territorio era interamente occupato da piantagioni di caffè.

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Oltre all’aspetto naturalistico a Tijuca si possono ammirare anche diversi reperti coloniali come la Villa di Castro Maya, un luogo incantato in mezzo alla foresta che riporta ai tempi dei ricchi proprietari terrieri, della piantagioni di caffè, di nobiltà e passioni. Poi c’è la Cappella Mairink e tante cascate dove è anche possibile rinfrescarsi.

Da non mancare la Vista Chinesa, uno dei punti più panoramici su Rio.

La stessa agenzia, ma anche molte altre, organizzano anche escursioni fino alla cima di Pedra di Gavea da cui si fanno foto spettacolari.

Infine, seppur lontano e raggiungibile in auto o taxi, un altro posto da visitare è Niteroi, cittadina dall’altra parte della baia collegata da un lunghissimo ponte dove si trova anche il famoso museo MAC (Museo di Arte Contemporanea), capolavoro dell’archistar brasiliano Neymar.

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Per quanto riguarda i ristoranti di Rio, non siamo rimasti particolarmente entusiasti, o meglio, abbiamo sempre mangiato bene, ma la cucina carioca non ci ha conquistati fino in fondo.

Se vi piace il sushi, è eccezionale quello di Buda Sushi a Copacabana e ottima la carne da Devassa e Subagosa, entrambi in zona Ipanema. Se invece avete voglia della famosa Fejioada, sappiate che è un piatto tipico del sabato, quindi è praticamente impossibile trovarla negli altri giorni a meno che non si vada in ristoranti turistici come la Casa da Fejioada (ci hanno detto che era buona ma si digerisce dopo un paio di giorni!).

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Una cosa da fare assolutamente però è andare in un locale dove si ascolta la Samba e in questo caso il posto migliore, assolutamente non turistico, è Trapiche Gamboa, nell’omonimo quartiere Gamboa, in centro (consultate il sito o la pagina Facebook per sapere quando e chi suona). Da andarci in taxi perchè il quartiere è veramente poco raccomandabile.

Salvador de Bahia

Dopo 4 giorni pieni trascorsi a Rio, il nostro viaggio in Brasile è proseguito verso nord per visitare la capitale afro-brasiliana del paese. Quando l’aereo comincia a scendere verso l’aeroporto di Salvador, osservando le colline ricoperte di favelas e vegetazione lussureggiante, si capisce che qui ci si trova in un altro mondo… I 1700 km che separano Rio a Salvador si fanno sentire!

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Il clima è tropicale e fa caldissimo (nonostante la stagione sia la più fresca) e percorrendo in taxi la strada dall’aeroporto fino al Pelourinho, la parte antica della città alta, ci si chiede dove si sia finiti. Il paesaggio non è entusiasmante e laddove non ci sono favelas si alternano palazzoni fatiscenti e degrado diffuso, almeno finchè non raggiungiamo la nostra meta dove avremmo anche soggiornato. La città vecchia è stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità e dal 1993 sta andando avanti – seppur lentamente – un intenso lavoro di recupero dei numerosi edifici coloniali dai colori pastello.

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Il cuore della Città alta è Largo Cruzeiro do San Francisco, proprio dove si trova il nostro albergo, Villa Bahia, una dimora storica straordinaria che fa immergere gli ospiti nell’atmosfera antica di Salvador.

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La vecchia Salvador è l’essenza del Brasile coloniale, quello degli schiavi, dello sfruttamento, dei colori afro, della capoeira, l’arte marziale che assomiglia a una danza e che nasce proprio nello stato di Bahia. E’ piena zeppa di chiese bellissime, ce ne sono a ogni angolo, anche 2 o 3 in una sola piazza.

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Nonostante gli sforzi per restaurare e rivalutare la città vecchia, appena si gira l’angolo ci si trova in vicoli pericolosi dove è poco raccomandabile passare la sera, mentre la zona turistica è ben presidiata dalla polizia.

Anche qui è pieno di barboni, di pazzi e di drogati che di solito non sono molesti ma comunque bisogna prestare attenzione.

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Il centro storico si sviluppa tutto li intorno, mezza dozzina di stradine disseminate di chiese e palazzetti storici.

Largo do Pelourinho è l’immagine simbolo della città, con la chiesa e le storiche case color pastello.

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Il momento migliore per fotografarle è il pomeriggio, quando il sole illumina le facciate prima di nascondersi dietro i palazzi di fronte.

Fate anche una foto con le signore con i vestiti tradizionali che girano in centro. Chiedono una piccola offerta ma è divertente.

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Come abbiamo scritto prima, una delle cose più impressionanti di Salvador è la quantità di chiese. Entrate se potete in ognuna, sono molto ricche di decorazioni, dagli ori agli azulejos.

Quella di Sao Francisco, rivestita interamente in oro, è un incredibile esempio dell’arte sacra sudamericana come anche la facciata della chiesa accanto.

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A scapito dei quasi 3 milioni di abitanti e della notevole estensione di Salvador, qui di bello c’è solo il centro storico, ma vi garantiamo che vale la visita seppur breve.

Una giornata piena basta per visitare tutto, compreso lo storico ascensore Elevador Lacerda che porta alla zona portuale dove, invece, non c’è nulla di interessante tranne il mercato coperto. E come sempre, attenti a portafogli, telefoni e macchine fotografiche quando salite e scendete.

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Ma Salvador è anche musica per strada, gente che balla, allegria e tanta gentilezza degli abitanti, sempre pronti ad aiutare.

Su Largo do Sao Francisco ci sono anche i ristoranti più piacevoli di Salvador, fra cui il nostro preferito dove abbiamo mangiato per due sere di seguito: Cuco Bistro.

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Nordeste – Rotta delle emozioni

Sapevamo bene di trovarci in un paese immenso, e per questo motivo, per il nostro primo viaggio in Brasile, abbiamo dovuto selezionare a fondo le tappe sulla base dei nostri gusti personali, del periodo e del tempo che avevamo a disposizione.

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E’ così che dopo Salvador de Bahia, abbiamo deciso di andare ancora più a nord (a sud avrebbe fatto più freddo) e partire per il tuor conosciuto come la Rotta delle emozioni attraverso ben 3 stati del Nordeste brasiliano (Cearà, Piauì e Maranhao), considerata una delle zone naturalistiche più belle e interessanti del Brasile che in inverno-primavera (i nostri estate e autunno) da il meglio di sè, tra oceano, deserti, fiumi e foreste pluviali.

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E’ un’area enorme dove si gira esclusivamente in 4×4, spesso su strade desertiche e senza segnaletica, per cui è totalmente sconsigliato noleggiare un’auto e fare da soli. Inoltre, gli incredibili luoghi che si trovano sparsi lungo l’Oceano Atlantico sono spesso raggiungibili solo con guide e veicoli particolari. Anche per questo motivo è evitate di girare coi mezzi pubblici: in questo caso sareste in grado di raggiungere le varie località, ma perdendovi i tratti intermedi più affascinanti e inaccessibili.

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Non avendo tantissimo tempo a disposizione e con la necessità di far coincidere tutti gli spostamenti alla perfezione abbiamo scelto come partner di viaggio Brasil Planet che ha pensato a tutto e ci  ha programmato un itinerario ritagliato sulle nostre esigenze.

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La Rotta delle emozioni è un percorso che si sviluppa fra Fortaleza e São Luis per circa 900 km e si può fare in entrambe le direzioni, ma la cosa più semplice è sempre partire da una delle due città e finire nell’altra così da ottimizzare i tempi e non dover tornare indietro.

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Noi siamo atterrati all’aeroporto di Fortaleza dove ci attendeva il fuoristrada dell’agenzia che in circa tre ore ci ha portati a Jericocoara, la nostra prima tappa.

 

Jericoacoara

Da Fortaleza, dopo quasi 300 km di strada asfaltata e un buon pranzo in una churrascaria, il nostro autista si è fermato per sgonfiare gli pneumatici del fuoristrada e da lì in poi abbiamo visto solo sabbia e nient’altro. Abbiamo percorso le piste lungo l’oceano e in poco più di mezz’ora abbiamo raggiunto l’ingresso del Parco nazionale di Jericocoara, un posto che non si può descrivere… si deve vedere!

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Immaginatevi un’enorme area a pochi passi dall’Equatore dove la natura, nel senso più estremo, la fa da padrona, dove l’oceano incontra le bianchissime dune del deserto che ogni giorno vengono rimodellate dal vento che da queste parti soffia tutto l’anno come in pochi altri luoghi al mondo.

Dicono che in una giornata, nel periodo più ventoso che va da settembre a dicembre, riesce a spostare le gigantesche dune di venti metri e anche gli alberi crescono in orizzontale (come si può notare dalla foto qui sotto).

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Il villaggio di Jeri, come lo chiamano i locali, avamposto per le lunghissime spiagge e le lagune del parco affacciato sull’oceano, più che un paesino di vacanza è una “filosofia di vita”.

Le strade, persino in centro, sono ricoperte di soffice sabbia bianca perciò tutti girano scalzi o al massimo in ciabatte anche la sera. Si passeggia, si fa shopping e persino si mangia con i piedi nella sabbia.

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Per muoversi fuori dal paese si usano invece quad, buggy o fuoristrada. E’ tutto ecologico, easy, rilassato e friendly, ma con Wi-Fi dappertutto e servizi impeccabili.

Paradiso incontrastato del kite e del windsurf, ex ritrovo planetario degli hippy, Jericoacoara è un raggruppamento di colorate pousadas, ristoranti, negozi e boutique, baretti con musica dal vivo e gente felice che vive in costume e pareo.

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E poi ci sono i tramonti che sono dei veri capolavori, così ogni pomeriggio centinaia di persone risalgono la grande duna sulla piaggia di Jeri per ammirarli e fotografarli

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Noi abbiamo alloggiato due notti nella pousada Surfing Jeri, un piccolo hotel con casette colorare ed amache davanti ad ogni portico, molto suggestivo, che, tanto per cambiare, ha la parola “surf” nel nome visto che qui è tutto dedicato alla tavola… persino la religione!

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La prima cosa da fare appena si arriva al villaggio di Jeri è visitare il Parco Nazionale e le meraviglie che racchiude. Una giornata in dune buggy è un’esperienza incredibile e divertente.

In alternativa ci sono anche i surf taxi e i pick-up che portano dal centro del paese ai vari punti del parco, permettendo agli appassionati di windsurf e kitesurf di raggiungere luoghi da sogno per praticare il loro sport preferito.

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Sul buggy si sta seduti dietro, in alto, all’aperto con il vento e il sole che accarezzano, o meglio, cuociono la pelle, ma la goduria di muoversi in questo modo è indescrivibile.

La nostra prima sosta è stata Lagoa do Paraiso, una laguna di acqua piovana che sembra un mare caraibico.

Inoltre, qui si trova il più famoso beach club della zona, l’Alchimista… mentre si arriva dei cartelli segnalano i metri che mancano al “paradiso” con musica lounge, gazebo bianchi e le tipiche amache in acqua che da queste parti non mancano mai.

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Proseguendo si raggiunge la laguna più piccola, Lagoa Azul, meno frequentata ma anche questa molto bella e selvaggia, dove sabbia e acqua diventato tutt’uno.

Al rientro merita fermarsi e mangiare alla Praia do Preà, la spiaggia a 15 km da Jeri, per un pesce fritto o alla griglia, con vista oceano in uno dei ristorantini tipici.

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Un’ultima tappa, la si può fare alla Pedra Forada, un arco di roccia che si trova sulla spiaggia fra Preà e Jeri, raggiungibile con una passeggiata di 1/2 ora a piedi o coi carretti al costo di 25 Real a tratta. Noi comunque lo abbiamo fatto a piedi e nonostante il vento fortissimo è stato piacevole.

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La sera a Jericoacoara non può finire senza aver sorseggiato una Caipirinha sulla spiaggia (ottima quella del Bar do Alexandre), mentre per mangiare c’è veramente l’imbarazzo della scelta. Si spazia dai deliziosi hamburger di Eat on the Sreets, fino a ristoranti di pesce, pizzerie e le immancabili churrascherie.

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Delta del Parnaíba

La mattina seguente ci attendeva, alle 8 in punto, un altro autista con un grosso fuoristrada che ci avrebbe portato fino a Parnaíba dove avevamo in programma una nuova avventura. Non prima però di aver percorso anche in questa giornata strade sabbiose, attraversato fiumi e aver costeggiato oceano e lagune.

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I primi 50 chilometri li abbiamo fatti a 100 km all’ora sul bagnasciuga a ridosso dell’oceano, liscio come asfalto. Si raggiunge la spiaggia di Tatajuba e la Lagoa Grande. Il percorso si fa poi sempre più impervio e selvaggio fino al Rio Coreau che abbiamo attraversato caricando il nostro 4×4 su una delle chiatte che permettono di raggiungere la sponda opposta in pochi minuti.

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Da li abbiamo continuato per un’ora e mezzo su strada asfaltata, facendo una breve sosta nel villaggio di Chaval le cui case sono costruite a ridosso di gigantesche rocce granitiche.

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Raggiunta finalmente la cittadina di Parnaíba, dopo un tuffo nella piscina della pousada (Vila Parnaiba, molto carina), nel primo pomeriggio ci attendeva un’altra esperienza incredibile e molto diversa dai deserti dei giorni precedenti: 4 ore di navigazione sul delta del fiume Parnaíba (il terzo delta più esteso del Pianeta dopo quello del Nilo e del Mekong) a bordo di una piccola barca motorizzata.

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Il Rio Parnaíba dicono che sia un’assaggio di Amazzonia, visto che si stratta di un corso d’acqua enorme e potente che scorre in mezzo alla foresta di mangrovie e liane.

Sembra di trovarsi in un labirinto d’acqua dal quale non si riuscirebbe mai ad uscire se non ci fosse una guida esperta.

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Si incontrano iguane, macachi e poi proprio lì dove il delta sfocia nell’oceano ci sono apparse, come un miraggio al contrario, immense dune di sabbia finissima e battute dal vento.

Qua abbiamo fatto una sosta di circa mezz’ora per un bagno e risalire le dune per goderci il panorama.

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Quando il sole comincia a tramontare è il momento di risalire sulla barca per attraversare lo specchio d’acqua che separa da un minuscolo isolotto in mezzo al delta dove, da luglio a gennaio, si annidano i Guarà (gli Ibis scarlatti) dal colore rosso come il sangue, simbolo del delta del Parnaiba.

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Appena arrivati la nostra guida ha buttato l’ancora davanti all’isolotto e poco dopo abbiamo iniziato a vedere i primi Guarà che tornano al nido. All’inizio sono pochi, ma più cala il sole e più aumentano. Alla fine ne avremo visti centinaia, alcuni solitari, altri in grandi stormi, da tutte le direzioni, solo per tornare come tutte le sere al proprio nido. Uno spettacolo incredibile!

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Visto che ormai faceva buio siamo rientrati lungo il delta solcando le acque del fiume illuminate solo dalla luna.

La sera la città di Parnaiba è abbastanza tranquilla, ma anche in questo caso ci hanno consigliato di non girare a piedi dopo le 22. Ragion per cui siamo andati presto a mangiare i gamberi da Caranguejo Expresso (ottimi) e poi dritti in albergo.

 

Lençòis Maranhenses

Il giorno dopo ci siamo svegliati presto perchè ci aspettava l’autista per l’ultima, e forse più attesa, tappa della Rotta delle Emozioni: il Parco Nazionale Lençòis Maranhenses, una delle aree desertiche più impressionanti del pianeta.

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Siamo stati nel Sahara, nel deserto di Dubai a Wadi Rum in Giordania e nella Death Valley, ma le dune candide dei Lençòis sono davvero uniche.

Dopo due ore e mezza di macchina abbandoniamo la strada asfaltata per avventurarci tra le dune dei Piccoli Lençois e da lì raggiungere la città di Barreirinhas dove si trova la nostra pousada (Pousada Do Buriti, l’unico alloggio di tutto il viaggio di cui però non siamo stati soddisfatti).

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Alle 14 in punto è arrivato il pick-up 4×4 che, questa volta assieme ad altri viaggiatori, ci ha portati al Parco Lençois Maranhenses.

Il veicolo è allestito da safari, con tre file di sedili all’aperto e confort ridotto a zero.

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Usciti dalla città abbiamo dovuto attraversare il fiume su una chiatta motorizzata (fortunatamente questo qua sopra non era il nostro furgone!) e subito dopo ci attendeva la parte più “dura” del viaggio: 50 minuti di off road nella foresta sabbiosa – cosa assolutamente non raccomandabile per chi ha problemi seri alla schiena. L’autista era molto bravo ed esperto, ma ciò non toglie che il grosso fuoristrada saltava come un toro impazzito mentre i rami delle mangrovie sbattevano sul tetto e ai lati. Comunque alla fine siamo arrivati sani e salvi.

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Quando finalmente si esce dalla foresta ci si trova di fronte ad uno spettacolo da togliere il fiato. Un’infinita distesa di enormi e morbide dune bianchissime (da lì il nome Lençois, “lenzuola”) che si estendono fino all’orizzonte. In mezzo, riflettendo l’azzurro del cielo, tante lagune di acqua piovana, di varie dimensioni, che contrastano con il bianco della sabbia. Pazzesco!

Il 4×4 ci ha lasciati all’inizio del deserto e da li ci siamo incamminati con la guida sulle dune raggiungendo le varie lagune e fermandoci più volte per fare il bagno.

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[N.B. Essendo ottobre, il periodo è ancora buono, ma al limite. Da novembre a gennaio, infatti, le lagune si prosciugano a causa della mancanza di piogge, quindi attenzione a quando programmerete il viaggio: se i Lençòis sono asciutti, sicuramente l’esperienza non sarà il massimo]

E come se non bastasse tanta bellezza, prima del tramonto si risale la duna più alta per ammirare il sole che cala lentamente.

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Qua si assiste a un paesaggio mozzafiato: di fronte si ha il deserto che sembra infinito, mentre alle spalle, al di sotto della duna, si apre una distesa di giungla verdissima e altrettanto immensa.

Appena il sole tramonta la guida ci invita a scendere nell’accampamento ai piedi della duna (con tetto di paglia e nascosto nella vegetazione, sembra di trovarsi sul set di Narcos) proprio all’inizio della foresta, dove ci aspetta il 4×4. Dopo un caffè e una tapioca cucinata davanti a noi, risaliamo sul pickup per il ritorno, sempre saltando (ahinoi!), attraversando ponticelli di legno e piccoli guadi.

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La sera, stanchi ma appagati, ci coccoliamo con un piatto di pesce per due in uno dei ristoranti affacciati sul fiume di Barreirinhas (Canoa).

 

São Luis

Il giorno dopo è stata la volta di São Luis, capitale dello stato del Maranhao, da dove avremmo preso il volo per rientrare a Rio. Non prima però di un paio d’ore di visita del centro della città, più che sufficienti, compreso il pranzo.

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Nel centro storico fate una visita al Palazzo del Governo dove delle simpatiche e un po’ impacciate guide si sforzano a farsi capire – nonostante il quasi inesistente inglese… Diciamo che l’aria condizionata è stata un buon incentivo a soffermarci una mezz’ora!

São Luis colpiscono i numerosi palazzi ricoperti di azulejos. Sono bellissimi e ricordano tantissimo Lisbona, anche perchè la città, inizialmente fondata dai francesi, è stata sotto il dominio politico e commerciale dei portoghesi a lungo.

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I ristoranti migliori della città sono il Senac, una scuola di cucina, molto nota in Brasile che propone il solito pranzo a buffet e il Dom Francisco, sempre a buffet a “chilo”, dove siamo stati noi.

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Come abbiamo scritto all’inizio il nostro viaggio in Brasile è iniziato sottotono, senza il solito entusiasmo che ci pervade ogni volta, ma come ogni cosa che non ti aspetti, alla fine, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione, ci ha letteralmente conquistati al punto che già sul volo di rientro stavamo progettando di tornare per visitare altri luoghi di questo meraviglioso paese!

Boa viagem!

Mappa del nostro viaggio in Brasile