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Viaggio in Israele

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ra da tempo che sognavamo di fare un viaggio in Israele. Una delle nazioni storicamente più controverse mai esistite. Nata a seguito di una grande immigrazione di ebrei perseguitati, insediatisi in una terra che consideravano gli appartenesse, autoproclamatasi quale stato sovrano nel 1948 dopo aver sconfitto gli arabi nella prima guerra arabo-israeliana, ancora oggi ha delle frontiere non molto chiare, territori occupati, il sostegno di decine di milioni di ebrei sparsi per il mondo (molti di più dei suoi 8 milioni di abitanti) ed è senz’altro una delle zone politicamente più instabili del pianeta.

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Intransigente guardiano del Medio Oriente per alcuni e prepotente usurpatore per altri, Israele è un paese dove le ragazze fanno la leva militare obbligatoria al pari degli uomini e girano con i mitra in mano, dove si costruiscono avveniristici grattacieli contornati da lussureggianti giardini, ma anche delle muraglie di cemento lunghe decine di chilometri protette da torrette e filo spinato per separare le zone palestinesi da quelle israeliane.

Dove esistono città come Gerusalemme in cui gli ebrei ultraortodossi convivono negli stretti vicoli della Città vecchia con musulmani, cristiani e armeni e tutto è apparentemente pacifico ed idilliaco finché non esplode all’improvviso l’ennesimo conflitto tra le frange più estremiste che provocano rappresaglie e vittime. Il tutto in una terra antica come nessun’altra i cui monti brulli e rocciosi battuti dal vento che si spinge dal deserto di Negev hanno visto crocifiggere Gesù, dove Maometto si è alzato in cielo secondo il credo musulmano e dove grandi re come David e Salomone hanno condotto eserciti e combattuto guerre. Qui ogni luogo è considerato sacro da più religioni e ha più versioni e leggende per ogni storia.

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Per molti Israele è un luogo pericoloso da visitare e ciò non è del tutto sbagliato, anche se a differenza di molte destinazioni davvero sconsigliabili, qui bisogna semplicemente informarsi sulla situazione politica attuale e su eventuali tensioni prima di partire. Noi ci siamo stati in un periodo tranquillo e pacifico, i controlli erano pochi e abbiamo addirittura passato ben due check-point con i territori palestinesi senza essere fermati dai soldati israeliani, senza fare file e senza che ci chiedessero nemmeno di esibire i passaporti. Ciò non significa che è sempre così e spesso, a seguito di una semplice segnalazione da parte dei servizi segreti israeliani, la situazione può cambiare drasticamente in poche ore.

Per il resto si tratta di un paese moderno anche se non così “occidentale” come lo raccontano, perché anche a ridosso dei grattaceli di Tel Aviv o delle strade commerciali della nuova Gerusalemme ci si imbatte in luoghi molto degradati, sporchi, con edifici abbandonati, botteghe improvvisate e immondizia rovesciata intorno ai cassonetti.

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Arrivati all’aeroporto non esitate a chiedere il visto cartaceo, quello che non si applica sulle pagine del passaporto, altrimenti potreste avere in futuro problemi per entrare nella maggior parte dei paesi arabi. Gli addetti al controllo sono abituati e non è vero che se la prendono, ormai è normale amministrazione! Anzi, la sensazione è che agli israeliani sotto sotto piaccia essere diversi dal resto del mondo, altrimenti non andrebbero in giro vestiti come fanno!

L’altra questione da tenere a mente, per chi vuole visitare Israele da solo come abbiamo fatto noi, sono i trasporti. Come abbiamo detto, il paese è generalmente tranquillissimo e sicuro, ma soprattutto ha delle infrastrutture ottime (autostrade e superstrade ovunque) e poco traffico. Perciò, a prescindere dalle vostre intenzioni di trascorrere un lungo weekend o due settimane on the road la cosa migliore è noleggiare un’auto all’aeroporto Ben Gurion. Sono economiche (noi abbiamo speso €100 per quattro giorni trovando una buona offerta on line) e vi faranno risparmiare tanto tempo, attese e soldi. Unica raccomandazione è il navigatore, prendetelo assolutamente, altrimenti sia a Tel Aviv che a Gerusalemme vi perderete come pochi per via di strade a senso unico e indirizzi complicatissimi.

  

Tel Aviv

Il nostro viaggio in Israele inizia dalla capitale, Tel Aviv, che è una metropoli vacanziera, battuta dalle onde e dal sole, dove i suoi giovani abitanti modificano le biciclette per portare le tavole da surf e la vita, per così dire, si svolge nei locali di Jaffa, nei (pochi) ristoranti sul lungomare e soprattutto sulla lunghissima via Dizengoff, in centro.

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Qui si alloggia rigorosamente in uno degli hotel lungo la spiaggia, è sicuramente il posto più bello e da cui si gode il miglior panorama. Non importa in quale, tanto sono quasi tutti 5 stelle finti e di dubbio gusto architettonico, ma la location vale comunque la pena. Il lungomare, battuto dalle onde che lo trasforma in luogo prediletto dei surfisti, non è certo Copacabana o Miami Beach, ma visto da Jaffa è molto gradevole e rilassante, con gente che va in bici, fa jogging o passeggia con il cane e alcuni, pochi, locali come il Manta Ray dove prendere un caffè o l’aperitivo godendosi il tramonto.

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Noi abbiamo alloggiato al Dan Panorama, dove ci siamo trovati benissimo, ma attenzione: le stanze da prenotare sono quelle fra il 15° e il 18° piano – le Executive – le altre infatti pare non siano state ristrutturate e la situazione che abbiamo visto nei corridoi sembrava quella di un tre stelle scarso. Comunque sono tutti grandi albergoni e non si può pretender chissà cosa. La colazione, poi, era ottima e la posizione fantastica, a 5 minuti a piedi da Jaffa, l’antico borgo di pescatori con cui termina la spiaggia a sud mentre a nord è delimitata dal porto turistico (Marina).

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Forse la cosa più interessante da vedere a Tel Aviv è proprio Jaffa. Andateci nel pomeriggio, in auto o a piedi (sono appena 10 minuti sul lungomare). Da lì si apre la più bella vista sulla spiaggia e sulla fila di hotel che vi si affacciando e lo sguardo spazia fino all’orizzonte, fin oltre la Marina.

Avventuratevi sulle poche stradine del borgo e salite in cima dove vi attende un terrazzo affacciato su tutta la città. Non vi immaginate Jaffa come una specie di Saint Tropez. È un paesino di pescatori, vero, con pochi ristorantini che non accettano prenotazioni, ma dove si mangia divinamente e nulla di più. Noi siamo stati da The Old Man and The Sea, turistico ma buonissimo. Nell’attesa del piatto principale vi portano 20 miniportate con varie salse e insalatine e pita appena sfornata. Da provare!
Alle spalle del porticciolo, invece, si trova la Rabbi Yohanan, animata stradina con ristorantini e locali alla moda, ma non sul mare.

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Una delle cose che ci ha sorpresi a Tel Aviv è stata la sicurezza … Ce l’aspettavamo massiccia, con polizia e soldati armati fino ai denti e invece non ne abbiamo visto neanche uno girando di giorno e di notte per la città.

Se vi troverete in Israele durante il weekend, ricordate che qui c’è lo Shabat, il giorno di riposo degli ebrei che inizia al tramonto del venerdì e finisce al tramonto del sabato. In queste 24 ore è vietato per gli osservanti compiere la maggior parte delle azioni, persino spingere il pulsante dell’ascensore! Stenterete a crederci, ma in ogni albergo, almeno quelli più moderni, c’è lo Shabat Elevator, che si ferma ad ogni piano senza che sia necessario spingere pulsanti. Durante lo Shabat tutte le attività commerciali sono chiuse e a colazione in albergo non servivano il caffè espresso. Ciò, naturalmente, nei quartieri ebraici, mente ad esempio a Jaffa dove sono quasi tutti musulmani tutto funziona regolarmente ma vi scontrerete in altri problemi: ad esempio non si può bere una birra o un bicchiere di vino perché i musulmani non bevono alcolici!

Tranne quei due chilometri di lungomare racchiuso tra la Marina e Jaffa per il resto Tel Aviv non è granché entusiasmante. E’ vero, ci sono molti locali e vita notturna, ma non impressionerebbero nessuno che provenga da una qualsiasi città italiana di medie dimensioni in su.
Così, la mattina dopo, abbiamo fatto una bella passeggiata sul lungomare e poi siamo montati in macchina per fare un giro del centro (ci si può muovere agevolmente anche con le bici – il bikesharing è onnipresente) sul seguente percorso che vi fa vedere tutto quel poco che c’è in meno di un’ora.

Partendo da Jaffa svoltate verso il centro sotto la Shalom Tower percorrendo l’esclusiva Rothschild Boulevard per poi arrivare all’Auditorium, a dir vero poco interessante.

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Svoltando a sinistra si imbocca il più famoso viale della città, Dizengoff sul quale ci si imbatte prima nel Dizengoff Center (un grande centro commerciale) e poi nell’omonima piazza, in realtà una deserta e trasandata micropiazetta con quattro panchine e una fontana colorata di dubbio gusto stile anni’70. Durante il percorso molto probabilmente vi imbatterete anche in alcuni dei circa 400 palazzi Bauhaus costruiti negli anni ‘30 dall’omonimo architetto e sparsi per la città. Anche questi non sono niente di che ma rappresentano un vero punto d’orgoglio per la capitale israeliana tanto da aver trovato posto in tutte le guide turistiche.

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Dopo Piazza Dizengoff svuotate a sinistra su Ben Gurion Blv per finire sulla Marina, giusto per affacciarsi (la piscina che lo sovrasta è termale) e poi tornate indietro in direzione di Rabin Square (di notevole bruttezza!) per poi finire su alcuni larghi viali che vi porteranno sotto i tre imponenti ed avveniristici grattacieli di Azrieli Center. E questo è tutto. Da li abbiamo seguito le indicazioni per Gerusalemme lasciandoci alle spalle Tel Aviv non molto entusiasti, ma comunque contenti di averla vista.

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Se restate più tempo, invece, andate a vedere l’Herzliya district, a nord di Tel Aviv, sopra la Herzliya Marina. È un quartiere residenziale dove si trovano ville molto esclusive, una specie di Malibu, con case eleganti e spiagge piene di surfisti.

 

Gerusalemme

Lungo la bella autostrada n. 1, che passa anche per l’aeroporto in modo da non costringervi al ritorno ad entrare Tel Aviv, in soli 40 minuti si giunge a Gerusalemme.

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A scapito di quanto molti pensano, la Città Santa è diventata una vera metropoli, con un milione di abitanti, grandi palazzi, tunnel automobilistici, moderni tram e zone di shopping e di divertimento.

La parte da vedere, però, è naturalmente l’Old City, la città vecchia, racchiusa tra le possenti mura e accessibile da otto porte. La più famosa è la Jaffa Gate, con a fianco la Torre di David, ed è intorno a questa che sono concentrati i pochi hotel che permettono di raggiungere l’area a piedi.

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Appena fuori troverete il lussuosissimo King David, dominante l’intera Gerusalemme e testimone di alcune delle pagine più importanti della storia d’Israele, e poi il caratteristico Mount Zion elegante hotel di architettura e atmosfera che rispecchiano le tradizioni del luogo, con una bella piscina e una lobby con grandi vetrate panoramiche sulle mura e le torri della città da dove lo sguardo spazia fino all’orizzonte. Noi abbiamo optato per questo e non ce ne siamo pentiti.

Una valida alternativa all’interno ella Città Vecchia, secondo noi, è l’Austrian Hospice, una specie di convento-dormitorio austriaco, nel quartiere musulmano, un edificio di grande fascino e ottima posizione se potete fare a meno di un vero hotel. I problemi sono, però, tre: l’auto che dovrete lasciare parcheggiata fuori le mura, la zona (il quartiere musulmano è molto pittoresco, ma non per tutti i gusti) e la riservatezza (nell’Austrian entrano in continuazione persone estranee che vanno nella caffetteria e poi sul tetto da dove si gode un panorama straordinario sulla città, passando proprio davanti alle porte delle camere).

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La Città Vecchia è un formidabile labirinto di pietra con centinaia di stretti vicoli, scale e passaggi coperti che s’intrecciano tra le alte mura cittadine. Il tutto si percorre da un lato all’altro in circa un’ora. All’interno ci sono quattro quartieri: Ebraico, Armeno, Cristiano e Musulmano.

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Il quartiere Ebraico è quello più nuovo. Gli israeliani sono tornati qui solo dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1968 ricostruendolo da capo dopo che venne raso al suolo dai giordani. Sempre in stile tradizionale, con case e vicoli in pietra, è però più sterile e poco animato (salvo qualche tavola calda qua e là) ed è abitato da ebrei ultra-ortodossi (per intenderci, quelli vestiti di nero, con grandi cappelli da cui escono le lunghe basette boccolose). Il centro della vita della comunità è Hurva square, deliziosa piazzetta sulle rovine della vecchia sinagoga e dove oggi sorge la nuova.

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A est il quartiere ebraico si affaccia al Muro del Pianto, il luogo più sacro per gli ebrei che ritengono sia ciò che resta dal Tempio di Salomone. Aperto h.24, è accessibile da tre varchi controllati da soldati e metal detector e, se volete andare proprio a toccarlo, ci sono aree distinte per uomini e donne. I primi devono prendere dagli appositi contenitori il kippah da mettere in testa. Non dimenticate che si tratta di uno dei luoghi di culto più sorvegliati al mondo.

Il quartiere Armeno è la parte più tranquilla dell’Old City e non c’è praticamente nulla da vedere. SituatO a destra della porta di Jaffa è una specie di cittadella murata all’interno delle mura, con un grande monastero, la Cattedrale di San Giacomo e qualche sporadico negozietto.

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Il quartiere Cristiano sorge, invece, a sinistra di Jaffa Gate e si sviluppa intorno alla Chiesa del Santo Sepolcro, un edificio davvero spettacolare dal punto di vista architettonico e, naturalmente, storico. Luogo sacro per tutti i cristiani, dove si trovano la Pietra dell’Unzione, l’Altare della Crocifissione e al centro della Rotonda dell’Anastasi il Sepolcro di Gesù. Orde di pellegrini, ortodossi e cattolici, europei, americani, indiani, orientali si recano qui ogni giorno dell’anno prendendolo letteralmente d’assalto, cantando, pregando, scattando foto e intasando le vie d’accesso. All’esterno del Santo Sepolcro c’è anche l’ultimo tratto di Via Dolorosa che si addentra nel quartiere Musulmano. Qui c’è anche il Souk, uno dei luoghi più colorati e rumorosi della città.

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Il quartiere Musulmano, confinante con quello cristiano e con quello ebraico è il più grande dei quattro, sicuramente il più sporco e trasandato, ma anche quello con più atmosfera; incasinato, caotico, pieno di vicoli coperti che ospitano negozi, botteghe e ristorantini che formano un grande e colorato souk.
Come abbiamo già ricordato, qui si trova gran parte della Via Dolorosa con le 15 stazioni della Via Crucis, percorsa da Gesù portando la croce, ma ci sono molte case anche di ebrei, identificabili per le bandiere dell’Israele sventolanti dalle finestre.
Proprio all’angolo di Via Dolorosa e El-Wad Rd c’è il ristorante Abu Shukri, ripugnante a prima vista come tutti gli altri, ma con ottima cucina araba e prezzi bassi per un pranzo tipico. Assaggiate l’Hummus coi pinoli, buonissimo, e i deliziosi Felafel. Si spendono circa 10 euro a testa.

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A cento metri da lì si trova anche l’Austrian Hospice di cui avevamo già parlato. L’accesso è consentito anche ai visitatori esterni e non si paga nulla, perciò andate assolutamente a vederlo, è una tappa obbligatoria della città. Salite all’ultimo piano da dove si apre una spettacolare vista a 360 gradi sui tetti e le cupole della vecchia Gerusalemme. Nella Caffetteria potete trovare Sacher Torte e Srüdel e usufruire gratuitamente della rete wi-fi.

Il quartiere Musulmano finisce con la Spianata delle Moschee i cui vari accessi sono presidiati dai soldati che non vi faranno passare salvo siate musulmani. Per chi invece musulmano non è, alla Spianata si accede solo dal Dung Gate, dall’altra parte della città rispetto al quartiere Musulmano (stesso accesso anche per il Muro del Pianto, per intenderci), e occorre informarsi sugli orari d’apertura (di solito sono dalle 7.30 alle 11 del mattino, ma possono ridursi drasticamente in caso di allarmi). Perciò, svegliatevi presto e preparatevi ad affrontare una lunga fila (noi abbiamo atteso un’ora e mezzo per passare i serrati controlli). Quando si entra, però, si rimane senza fiato di fronte alla bellezza della Cupola della Roccia della Moschea Al Aqsa, vero simbolo di Gerusalemme che, splendente nell’oro domina tutta la città. Luogo venerato da tutte le confessioni religiose presenti in Israele. Dai Musulmani, perché credono che dalla roccia racchiusa al suo interno Maometto sia asceso al cielo, dagli Ebrei per i quali prima qui sorgeva il tempio di Salomone di cui, dopo la distruzione da parte dei romani, è rimasto solo il Muro del Pianto ed, infine, per i Cristiani, per via delle numerose visite di Gesù. Così, la Spianata delle Moschee è oggi uno dei luoghi religiosi più contesi e più “sensibili” al mondo. Sappiate che se riuscite ad entrare, alle 11 in punto gli addetti alla sicurezza vi cacceranno via lo stesso.

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Nel girare Gerusalemme vi dovrete abituare a posti di guardia e ragazzi e ragazze armate con i mitra che girano per le strade o chiacchierano sedute nei caffè. Abituatevi anche a non pagare alcun ingresso, dato che qui tutto, dai luoghi sacri agli onnipresenti bagni pubblici, è totalmente gratis. Infine, incontrerete numerosissimi gruppi di pellegrini, da quelli ordinati e poco appariscenti ad altri inginocchiati davanti alla targa di Via Dolorosa in preghiera ad intasare i vicoli, altri che camminano portando gradi croci di legno sulle spalle, altri ancora che cantano e si esaltano a vicenda prima di essere caricati sui centinaia di pullman che li riportano la sera fuori dalla città.

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La scarsità di ristoranti nella Old City ci ha spinti, avendo la macchina, ad andare alla in cerca di un posto non turistico nella parte nuova della città (anche per vederla). Così, siamo andati a cena da Hatzot, piccolo ristorante trendy frequentato da giovani del posto su Agrippa Road, per assaggiare la tipica cucina kosher. Assaggiate i vini locali, ottimi. Soprattutto il merlot.

Per raggiungere il centro della zona moderna si appena impiegano 5 minuti passando davanti a Jaffa Gate per poi svoltare a sinistra. Incontrerete prima il famoso Mamilla Mall (centro commerciale molto lussuoso) e poco più avanti vi troverete nei pressi di Yafo Street, la principale strada commerciale di Gerusalemme, pedonale, larga e molto vivace la sera, piena negozi e di fast-food, mentre nelle stradine laterali ci sono tantissimi locali e bar aperti fino a notte fonda. Per cenare, invece, date un’occhiata alla Shim’On Ben Shatah Street, suggestivo vicolo con alcuni ristoranti all’aperto non tipici, ma davvero carini.

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Fuori dall’Old City c’è da vedere il Monte degli Ulivi, la collina teatro di vari episodi biblici, oggi ricoperto dal gigantesco Cimitero Ebraico. Sul monte si trovano sparse la Chiesa di Dominus Flevit e la Cappella dell’Ascensione, la Tomba di Zacharia, la Chiesa delle Nazioni in stile bizantino e la Tomba della Vergine (che possono anche non essere visti salvo siate pellegrini accaniti e devoti). Da non mancare, invece, in cima, il Monastero delle Carmelitane, con un bellissimo chiostro romanico e spirituale dove, sul tutte le pareti ci sono delle colorate tavole piastrellate con il Pater Nostrum scritto in tutte le lingue del mondo, compreso il dialetto piemontese.

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Uscendo a sinistra la strada scende e a piedi si arriva sulla terrazza panoramica della collina da dove si apre uno dei panorami più belli di Gerusalemme. Avrete dispiegata davanti a voi la Old City in tutta la sua bellezza, con in centro la Cupola della Roccia splendente al sole e il tutto sovrastato dalle sagome degli alberghi della parte moderna sull’orizzonte.

Ultimo luogo da visitare a Gerusalemme è il Mont Zion dove c’è la Tomba di David, poco emozionante per un non ebreo, e anche la sala dove si dice che si sia svolta l’Ultima cena. In realtà anche su questo punto ci sono varie versioni che, però, non impediscono ai gruppi di pellegrini di tutto il mondo di cantare e saltare in esaltazione religiosa all’interno dell’edificio.

E una raccomandazione; anche se è tutto chiuso, fatevi un giro di sera nella Old City i cui vicoli con il calar del sole acquistano grande suggestione e andate fino al Muro del Pianto illuminato dai proiettori con la Cupola dorata che la sovrasta.

 

Betlemme

Questa piccola cittadina si trova a circa 10 chilometri da Gerusalemme, ma nella zona palestinese contornata dal muro di sicurezza eretto dagli israeliani.

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Ciò significa che se andate a visitarla potrete dover affrontare una lunga fila al check-point di rientro per via dei controlli. Come abbiamo già detto, tutto dipende dalla situazione politica. Betlemme è il luogo in cui si ritiene sia nato Gesù, ma per il resto c’è ben poco altro da vedere e pertanto, salvo siate davvero coinvolti e religiosi, è meglio lasciar perdere. Inoltre, se deciderete di andare prendete un taxi, anche perché l’assicurazione delle auto a noleggio non hanno copertura in territorio palestinese.

 

Masada e Mar Morto

Due destinazioni interessantissimi da visitare in giornata se il tempo è bello e non c’è foschia. Soprattutto Masada, un’antica fortezza ricavata in un massiccio roccioso a 400 metri d’altezza che domina il deserto circostante e il Mar Morto.

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Si sale in cima con la funivia da dove si apre una vista mozzafiato fino alla Giordania. Dista un’ora circa (100 km) da Gerusalemme, ma informatevi sulla strada da fare. E’ facile sbagliarsi ed entrare senza nemmeno volerlo in Palestina con i relativi problemi a rientro.

 

N.B.

Ricordate che Gerusalemme si trova in una conca della territori palestinesi della Cisgiordania (c.d. West Bank) la cui frontiera si vede da molte parti alte della città (Mt. Zion, Mt. Scopus etc.,) in quanto delimitata dal muro di cemento.

Girando in auto nella periferia di Gerusalemme è facile imboccare qualche strada veloce e senza accorgersene trovarsi in pochi minuti in Cisgiordania, tra insediamenti ebraici da un lato e sulle colline di fronte palazzi arabi, minareti e capre in pascolo com’è successo a noi raggiungendo per sbaglio la colonia di Ma’ale Adumim mentre volevamo solo costeggiare il muro per vederlo. Bella sorpresa!

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Infine, anticipate l’arrivo all’aeroporto Ben Gurion. Già per entrare nell’area dello scalo ci sono dei varchi e una volta all’interno i controlli, tra bagagli e passaporto, potrebbero richiedere parecchio tempo. E‘ consigliabile, pertanto, trovarsi li circa tre ore prima.

בואָן וויאַגגיאָ

La mappa del nostro viaggio in Israele