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Paese che vai viabilità che trovi. 5 storie di ordinaria follia on the road

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Una delle questioni più trascurate dei viaggiatori self made sono i trasporti locali. Si prenotano gli hotel, si studiano gli itinerari, ma poi, per spostarci, rimane sempre quel “vabbè, quando saremo lì vedremo!” e, una volta giunti a destinazione, si inizia col litigare coi tassisti, tentativi di decifrare mappe incomprensibili o ci si ritrova a fare estenuanti camminate sotto il sole.

Ecco 5 storie di ordinaria follia on the road

 

1. Mai credere a un tassista egiziano!

Durante il nostro soggiorno a Il Cairo, il nostro hotel metteva a disposizione degli ospiti, veramente a buon mercato, comode auto con autista privato e aria condizionata.  Con Miky abbiamo però deciso di muoverci in taxi perché lo ritenevamo più autentico e soprattutto eravamo stufi di autisti che ti portano solo dove vogliono loro (cosa molto diffusa in Egitto). Dobbiamo ammettere che è stato uno sbaglio gigantesco!

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La capitale egiziana è un grande e permanente ingorgo e la sensazione è che ognuno dei suoi 20 milioni di abitanti avesse il desiderio di trascorrere l’intera giornata in macchina suonando continuamente il clacson, infilandosi dappertutto apparentemente per far prima ma in realtà bloccando anche gli altri.

Erano i primi di ottobre però di mattina facevano già 28 gradi. I taxi, tutti vecchie Renault anni ‘70, non avevano il condizionatore perciò si stava coi finestrini abbassati e nell’abitacolo, grazie allo smog, la temperatura raddoppiava. I taxi non hanno nemmeno gli specchietti laterali per passare ancora più vicini l’un l’altro. Il prezzo della corsa si negozia in un modo singolare: l’autista scrive la tariffa con una matita sulla mano, voi giocate a ribasso, poi lui sputa elegantemente sulla scritta, la cancella strofinandola, e riscrive un nuovo prezzo… così via finché non ci si accorda.

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Il vero problema è che nemmeno saliti si è certi di arrivare a destinazione. Alla domanda “Do you speak English?” tutti dicono di si, ma poi le soprese non mancano. Quando finalmente siamo riusciti a trovare un tassista che ci ha caricati, ci abbiamo messo 4 ore per raggiungere l’albergo (un noto hotel 5 stelle della capitale!). Ma dopo circa tre ore di traffico accostò davanti ad un edificio anonimo e ci invitò a scendere indicando soddisfatto “hotel, hotel, sir”. Era sì un hotel, ma non il nostro!

2. Efficienza si, ma per scienziati!

Il paese del Sol Levante, noto per l’eccellenza dei trasporti, si gira in treno, con i velocissimi ed avveniristici Shinkansen, che collegano ogni città battendo per velocità e confort gli aerei. Costano cari, ma con il comodissimo JR Rail Pass potrete spendere meno della metà. Unica accortezza … è riservato ai turisti e pertanto non è in vendita in Giappone, ma va acquistato on line dall’Italia con un po’ di anticipo! In caso contrario preparatevi a tariffe da capogiro.

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Girando per  Tokyo fate, invece, attenzione alla Metro. Oltre alla necessità di una laurea in ingegneria e una in urbanistica per comprendere le mappe con centinaia di linee segnate in vari colori, il JR Pass copre solo l’omonima linea metropolitana. Ma esistono diverse altre, private, spesso con tragitti pressoché identici. In questo caso vi servirà un altro biglietto. Insomma, roba da giapponesi… Efficienza sì, ma da scienziati, non da turisti.

3. Guardatevi le spalle!

Per fare il nostro giro nella splendida penisola dello Yukatan appena atterrati a Cancun abbiamo noleggiato un auto. Era poco dopo la mezzanotte e dovevamo percorrere circa 150 chilometri fino a Playa del Carmen. Con quello che si sente sul Messico eravamo preoccupati sia delle condizioni della strada che di imbatterci in blocchi stradali con poliziotti corrotti, banditi e chissà cos’altro. L’addetto al noleggio non aveva una faccia rassicurante ma una volta partiti, a sorpresa, ci siamo ritrovai su una larga e comoda autostrada a sei corsie, interamente illuminata (roba vista solo in Belgio) davvero confortevole. Attraversa tutto lo Yukatan fino a Tulum. Meravigliosa! Attenzione solo a non cappottarvi sui grandi dissuasori di velocità che sembrano dei trampolini di lancio.

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Al ritorno di Chichen Itza, invece, su una strada interminabile e completamente deserta che tagliava la foresta, stavamo finendo la benzina. Dopo una cinquantina di chilometri ci siamo fermati ad un piccolo distributore con colonnine arrugginite e atmosfera degna di un film di Tarantino. Si avvicina il benzinaio, con grandi baffi neri e sombrero, che sorride mostrando un solo dente. Facciamo il pieno, io gli allungo due banconote da 500 pesos, lui si gira ma subito dopo si rivolta verso di noi mostrandoci un pezzo da 500 e uno da 50 sostenendo che ci siamo sbagliati, un trucco molto usato con i turisti. Gli abbiamo risposto che poteva chiamare la polizia e siamo ripartiti. Perché anche nella nostra amata Roma, sul Grande Raccordo Anulare, alcuni erano stati filmati a fare lo stesso! Magari uno svedese ci sarebbe cascato, noi no. Salvo passare il resto del viaggio guardando nello specchietto in attesa di intravedere un pick-up con uomini armati che ci davano la caccia.

4. Oltre ogni vostra immaginazione!

Adoriamo guidare qualsiasi cosa che abbia due, tre, quattro o più ruote, con il volante a destra, sulle dune nel deserto, abbiamo fatto quasi 7000 chilometri tra i parchi USA. Ma se esiste un luogo dove condurre un auto da soli è impossibile, questo è l’India. E non è una questione di viabilità, ma di follia pura.

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In India le regole di sopravvivenza stradale assumono caratteri molto lontani dall’immaginario, con mucche sdraiate di traverso sulla carreggiata, camion che procedono contromano nella corsia di sorpasso sull’autostrada, mezzi strani con gente seduta sui tetti o penzolante fuori dall’abitacolo aggrappata a quel che trova. Poi ci sono bambini, cammelli e spesso persino elefanti. E fidatevi, investire un elefante è quanto mai doloroso.

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I sorpassi avvengono molto lentamente e sono quasi surreali. Di solito i tipici coloratissimi camion vanno ad una velocità media di 30 km/h. mentre un altro veicolo inizia un estenuante sorpasso, suonando continuamente il clacson, a 35 km/h. e un altro a sua volta parte deciso a superare quello che lo sta già facendo raggiungendo i 40 km/h. L’operazione è tanto divertente quanto esasperante da osservare. Anche perché di solito anche nel senso opposto si è appena cominciato lo stesso spettacolo. Alla fine, miracolosamente, tutti riescono a passare, chi con le ruote nella banchina chi sfiorando la carrozzeria dell’altro. Ma non sempre il successo è garantito, almeno considerata l’incredibile quantità di carcasse di camion e auto che si incontrano abbandonate sul ciglio delle strade. Avevamo il timore dagli aerei indiani e abbiamo percorso circa 400 chilometri con un autista e un minivan. La prossima volta prenderemo sicuramente l’aereo.

5. Niente sgarri, sono austriaci!

Beh, direte “ma che c’è da recriminare agli austriaci?”. Forse il fatto che ci conoscono! Tantissimi italiani vanno nel paese alpino ogni anno per passare le vacanze, sia d’estate che d’inverno. Prima della frontiera iniziano ad essere segnalate le “vignette” ossia l’adesivo che attesta di aver pagato il diritto a circolare sulle strade in Austria.

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Molti amici hanno fatto i vaghi, pensando di non venire beccati, e invece gli è andata male. Con multe salate. Come anche quelle di eccesso di velocità, che viene scrupolosamente osservata anche se essendo comunque austriaci e non tedeschi anche i locali vanno a circa 10% più veloci dal massimo. E se si viene fermati, non la passate liscia con la solita multa che arriverà a casa e nessun pagherà. Perché oltre non è solo la contestazione ad essere immediata, ma anche il pagamento e se non avete contanti tutte le auto della polizia sono dotati da terminali bancomat. In poche parole, non c’è scampo, quindi fate attenzione e rassegnatevi a rispettare le regole!

 

Avete anche voi delle avventure on the road da raccontare? Ditecelo nei commenti!

 

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