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Viaggio in Giappone

E’

un paese unico, forse uno dei più incomprensibili che esista al mondo, almeno per noi occidentali. Un viaggio in Giappone è il miglior modo per conoscere dal di dentro una società estremamente chiusa, meravigliosamente autoprotettiva e tradizionalista, dove rispetto, onore, sacrificio, gentilezza e responsabilità sono qualità profondamente radicate in tutti: dai bambini agli anziani, dai più ricchi fino alle persone più umili.

La vita in Giappone è come un meccanismo perfettamente funzionante, puntuale al secondo, ma nello stesso tempo abbastanza rilassato, felice e dotato di un senso civico davvero incredibile. Una nazione che, grazie al suo genio ingegneristico e infrastrutturale, convive con terremoti, tsunami e tifoni che, salvo rari casi, ha saputo domare come nessun altro al mondo, ma che è anche la patria della cultura zen, del sushi, dei manga, di Hello Kitty, dei samurai e dei robot.

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Quando si fa un viaggio in Giappone si percepisce ovunque la sensazione di benessere diffuso, anche se in maniera molto discreta. La ricchezza è nell’aria, è un bene collettivo, ma mai troppo evidente e ostentata. Le case dei ricchi sono talmente sobrie da distinguersi a malapena dalle altre, come anche le auto per strada e le persone stesse. Capita di vedere l’addetto alle pulizie della stazione, in elegante divisa beige, cappellino da golf e candidi guanti, salutare i passeggeri ogni volta che incrocia i loro sguardi. La parola d’ordine è civiltà! Oltre alla consapevolezza di appartenere ad un popolo fiero e ad una grande cultura che non smettono mai di evocare.

Nei confronti degli stranieri i giapponesi sono sempre molto gentili e sorridenti, ma, a differenza di qualsiasi altra parte del mondo, vi lasceranno sempre con la sensazione che non gliene importa nulla di voi! Nessuna attenzione particolare, curiosità, voglia di attaccare bottone o chiedere da dove venite. Tutto ciò può farci pensare che siamo invisibili ai loro occhi, e comunque poco interessanti. Esattamente il contrario di quanto avviene nella vicina Cina, dove gli occidentali, soprattutto se biondi, sono letteralmente presi d’assalto per fare foto ricordo!

[Leggi il nostro racconto di VIAGGIO IN CINA e capirai perchè]

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Info utili prima di partire per il viaggio in Giappone

Abbiamo organizzato il nostro primo viaggio in Giappone interamente su internet, consapevoli che avremmo avuto a che fare con la perfetta efficienza giapponese. Dalla prenotazione degli hotel, all’acquisto del conveniente JR Rail Pass (www.japan-rail-pass.it), tutto on line! Il Giappone è forse il paese più organizzato al mondo per quanto riguarda i trasporti pubblici, urbani ed extraurbani, cosa che rende le auto e i taxi poco utilizzati.

Il JR Pass è un abbonamento esclusivamente rivolto ai turisti per tutte le linee JR. Consente l’utilizzo per un tempo determinato, di solito 7 o 14 giorni, di tutti i treni (compresi i velocissimi Shinkansen), linee metropolitane e autobus appartenenti all’omonima compagnia di trasporti. Ciò significa che con il JR Pass vi muovete praticamente ovunque, con una sola avvertenza: non tutto è JR. A Tokyo ci sono linee metropolitane private, appartenenti ad altre compagnie, per l’uso delle quali dovete fare un biglietto a parte. Idem per alcuni treni. In ogni caso, la JR è quella più diffusa e il pass è davvero utile, considerato che comprende anche l’uso del N’Ex (il Narita Express) – il treno che dall’aeroporto di Tokyo raggiunge la città.

N.B. Proprio perchè il JR Rail Pass è rivolto ai turisti, non è possibile acquistarlo in Giappone. Va prenotato con qualche giorno d’anticipo tramite il sito nel proprio paese di origine e ve lo spediranno direttamente a casa.

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Il periodo migliore per fare un viaggio in Giappone è nella mezza stagione, meglio se in primavera fino a giugno inoltrato. C’è poi da ricordare che fra marzo e aprile c’è la spettacolare fioritura dei ciliegi, l’hanami. In estate invece fa davvero molto caldo!

L’itinerario del nostro viaggio in Giappone

Avevamo a disposizione 10 notti e in questo nostro primo viaggio in Giappone avevamo voglia di conoscere soprattutto Tokyo, ma senza poter mancare di abbinare Kyoto per i sui magnifici templi, così da coniugare le due anime del Giappone: tradizione e modernità.

Un’altra tappa che avremmo voluto includere, sarebbe stato il Castello Himeji che però era chiuso per una lunghissima ristrutturazione (n.d.r. ora invece è di nuovo aperto). Avendo saputo solo all’ultimo di questo problema, abbiamo sostituito Himeji con la visita di Osaka, dove c’è il Castello Osaka Jo, meno affascinante ma un’ottima alternativa anche per chiunque non abbia molto tempo a disposizione. Osaka, infatti, si trova a soli 20 minuti di Shinkansen da Kyoto.

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Dopo Kyoto e Osaka avevamo la possibilità di visitare anche altre località, come Nara o il Monte Fuji, ma alla fine abbiamo preferito tornare a Tokyo per visitare al meglio questa città che ci era rimasta nel cuore, con la consapevolezza che non sarebbe stato l’ultimo viaggio in Giappone!

Tokyo

Dopo una lunga ricerca, abbiamo prenotato una stanza al Century Southern Tower Hotel che occupa gli ultimi piani di un grattacielo che sovrasta la stazione di Shinjuku, il principale nodo ferroviario di Tokyo, il che consente di avere la metropolitana (e soprattutto la Green Line che userete tanto) e molti treni praticamente sotto l’hotel.

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Inoltre, Shinjuku è anche il quartiere più divertente di Tokyo. Basta uscire dall’albergo e oltrepassare la stazione che vi immergerete in coloratissime stradine piene di ristoranti, negozi, sale Pachinko e quant’altro offre la vita notturna cittadina.

Il Century Southern Tower Hotel è un bell’albergo quattro stelle, ma il suo punto forte è senz’altro la posizione! Difficilmente ne troverete uno migliore con una simile location. Chiedete una stanza, possibilmente angolare (la nostra era la 3465), affacciata sul parco YoYogi o sul Monte Fuji, che però raramente si vede a causa della foschia. Avrete Tokyo ai vostri piedi.

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La prima notte abbiamo anche sentito un “lieve” (per i parametri giapponesi) terremoto, di “soli” 5 gradi. Se vi dovesse succedere… non vi preoccupate: qui tutto – dai palazzi ai grattacieli, dalle autostrade ai ponti e alle ferrovie – è tarato per resistergli. Pensate che molti degli antichi castelli dei Samurai sono costruiti su delle strutture antisismiche con pali di legno. Quand’è successo noi eravamo nella nostra stanza d’albergo, al 34simo piano, perciò abbiate fede!

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Siamo arrivati in tarda mattinata e avevamo già una voglia matta di provare le delizie della cucina giapponese. Per questo motivo, senza neanche entrare in albergo siamo subito entrati in uno dei fast-food giapponesi dietro l’hotel dove ovviamente non abbiamo trovato hamburger, ma deliziosi Ramen e Udon! A Tokyo non ci sono posti turistici perciò ovunque si mangia divinamente, senza eccezioni.

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La prima difficoltà che abbiamo riscontrato è stata quella di ordinare, visto che tutto è scritto in giapponese, ma usando l’immaginazione e soprattutto le fotografie dei piatti esposte, è stato anche divertente.

Una volta mangiato, siamo andati in albergo per uscire dopo poco alla scoperta dei dintorni.

Per cena ci siamo fermati in uno dei tanti sushi-bar di Shinjuku e qua abbiamo scoperto uno dei primi paradossi del Giappone: gli alcolici sono molto cari, mentre il sushi è più economico di quello che si può pensare, quindi non vi spaventate se per due birre spenderete quanto per tutto il sushi che vi sarete mangiati, è normale. Se invece ci si accontenta dell’acqua, questa è sempre inclusa nel prezzo della cena, ma spesso viene servita calda.

Una cosa che ci ha davvero sorpreso è che sulle strade di Tokyo è vietato fumare, tranne in appositi spazi (smoking area) che si trovano solitamente agli incroci più importanti o nelle piazze. Sembra assurdo, ma guai sgarrare, le multe sono assicurate!

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Come abbiamo scritto all’inizio la prima notte trascorsa a Tokyo ci ha “regalato” il brivido del terremoto, ma forse grazie alla stanchezza da jet leg siamo riusciti comunque a dormire. La mattina seguente siamo usciti e con una breve passeggiata ci siamo addentrati nel parco YoYogi che si trova proprio alle spalle dell’hotel. E’ uno dei polmoni verdi della città. Una volta entrati abbiamo seguito le indicazioni per il Meiji Shrine, un maestoso tempio che si trova proprio al centro del parco. Camminando lungo i viali alberati ci siamo imbattuti in una grande parete di coloratissimi barili di sakè.

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Proseguendo nel parco siamo usciti dalla parte opposta e ci siamo trovati nel quartiere di Shibuya, la zona dello shopping e del lusso. Abbiamo percorso l’elegante viale Takeshi-Dori e ammirato i bellissimi negozi che anche se di firme occidentali si adeguano inevitabilmente al gusto sofisticato ed eccentrico dei giapponesi.

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A metà circa del viale c’è la caratteristica Cat Street che porta verso uno dei luoghi più emblematici di Tokyo, il famoso incrocio di Shibuya, contornato da palazzi rivestiti da maxischermi sempre illuminati, considerato il ritrovo dei giovani alla moda. Lì, sul piazzale di fronte alla stazione di Shibuya, si trova anche la famosa Statua di Hachiko (protagonista dell’omonimo film con Richard Gere e tratto da una commovente storia vera) che attira un’impressionante quantità di gente che si fotografa accanto nonostante la modestia dell’opera.

Qua uno dei passatempi più interessanti è osservare i giovani giapponesi vestiti in modo incredibile, perlopiù imitando noti personaggi dei fumetti con le dovute rivisitazioni e stravaganze varie. Sono talmente estrosi da far sembrare Lady Gaga una dilettante. Proprio sulla piazza merita una visita la mall Shibuya 109, tempio della moda giovanile, dove si tocca con mano la follia dei giapponesi in fatto di moda.

Oltrepassando Shibuya 109 sulla sinistra la strada inizia a salire ospitando una sfilza dei diffusissimi Love Hotel, con camere a ore e pagamenti automatici per garantire la massima privacy.
Il Giappone è, infatti, uno dei luoghi più automatizzati al mondo. Esistono persino ristoranti dove, prima di entrare, si seleziona ciò che si vuole magiare su di un menù a tastiera, si paga con la carta di credito, si entra e i camerieri si limitano solamente a portare quanto ordinato.

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Uno dei momenti più critici di un viaggio in Giappone è il primo impatto con la metropolitana di Tokyo. Metterebbe a dura prova anche un esperto cartografo. Immaginate di trovarvi di fronte una mappa composta da decine di linee intrecciate e stazioni sovrapposte e anche se riuscite a capire qualcosa, alla fine vi confonderete, almeno all’inizio. Il tutto inoltre è scritto rigorosamente in giapponese, quindi non avrete altra soluzione che affidarvi al vostro infallibile (?) intuito!

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Dalla stazione di Shibuya abbiamo preso proprio la metro e tornate a Shinjuku. Fortunatamente la difficoltà di interpretazione della mappa è direttamente proporzionale alla gentilezza dei giapponesi e quindi alla fine chiedendo informazioni e aiuto siamo riusciti a tornare in albergo!

A Shinjuku, prima di cena, abbiamo fatto un giro nella zona di Kabuki-Cho, il quartiere a luci rosse. Come tutto il resto, anche qui c’è poca promiscuità e tutto sembra molto pulito e tranquillo, quasi non ci si accorge di camminare in mezzo a club erotici. Tranne per i buttafuori agli ingressi e le insegne con ragazze in minigonna, tutto sembra assolutamente conforme al clima eccentrico di Tokyo. Anche qui tutto si gioca su ruoli, maschere e finzione.

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Girando per Shinjuku ci si imbatte anche nei luoghi del divertimento giapponese: le sale per il Karaoke – uno dei passatempi preferiti dei giovani giapponesi – e le famosissime sale Pachinko di cui ignoriamo ancora il motivo del successo. All’interno ci sono lunghe file di una specie di slot-machine che raffigurano draghi, mostri o lolite, dalle quali proviene un assordante rumore metallico. La maggior parte delle persone sedute a queste macchine infernali sono uomini in giacca e cravatta che fanno qualcosa di incomprensibile, il tutto condito dalla ancora più assordante voce di ragazze che al microfono parlano in continuazione e musica a tutto volume… Provateci voi, noi ci abbiamo rinunciato!

Fra le stradine di Kabuki-Cho, c’è un piccolissimo quadrilatero che racchiude una manciata di vicoli e si chiama Golden Gai. E’ un susseguirsi di piccoli bar (alcuni non più grandi di 3-4 metri quadrati, con capienza massima di 5 persone) i cui ingressi sono seminascosti dietro delle tende. Una volta vinta la timidezza, siamo entrati in quello che ci convinceva di più e abbiamo ordinato sakè. Nel piccolo locale oltre a noi c’erano un paio di uomini sempre vestiti in giacca e cravatta, valigetta 24’ore, completamente ubriachi al bancone a bere un bicchiere dopo l’altro. Questa è l’usanza: anziché tornare a casa da moglie e figli, prima di tutto una bella sbronza… purtroppo è una delle tante stranezze e contraddizioni di questa società apparentemente perfetta.

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Uno dei ristoranti migliori che abbiamo provato a Tokyo è sicuramente Tsunahachi, considerato il tempio del Tempura. Cena al bancone, circa 40 euro a persona e la possibilità di ammirare le abili mani del cuoco cucinare e comporre le delizie che abbiamo mangiato.

La mattina successiva siamo stati al Mercato Tsukiji, il più grande mercato del pesce al mondo. Ci avevano consigliato di andarci all’alba per assistere all’asta del tonno (vengono ammessi non più di 140 visitatori in due turni). Noi abbiamo rinunciato a svegliarci così presto e siamo arrivati con comodo, poco prima delle nove. Niente asta, ma lo spettacolo merita comunque. Del 2018 le funzioni all’ingrosso del mercato sono state trasferite nella nuova sede di Toyosu, più lontano e quindi difficile da raggiungere. Al vecchio mercato è però rimasta una vivace comunità di commercianti e fornitori di cibo, vendita di attrezzature da cucina e alcuni dei migliori ristoranti di Tokyo.

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L’area del mercato si trova a una decina di minuti a piedi dalla fermata della metropolitana. Noi ci siamo fermati al piccolo Tempio Namiyoke che si trova sul lato nord del mercato e poi abbiamo svoltato sulla prima strada a sinistra e ci siamo sentiti davvero felici: la strada è infatti un susseguirsi di sushi-bar dove sedersi e godersi uno dei migliori sushi al mondo! Noi lo abbiamo fatto alle 10 del mattino, ed è stata comunque un’esperienza sublime.

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Un altro quartiere molto interessante di Tokyo è Asakusa. Si trova dall’altra parte della città, ma in metropolitana ci siamo arrivati in pochi minuti.

Di fronte alla stazione di Asakusa inizia la piccola e pedonale Nakamise street, un’altra strada simbolo della città piena di caratteristici ristoranti e negozietti, attraversata da altri vicoli sempre molto pittoreschi, che termina con il maestoso Senso-Ji Temple, uno dei complessi buddisti più importanti, molto visitato e luogo di pellegrinaggio da tutto il Giappone.

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Finita la visita al Senso-Ji abbiamo pranzato sulle stradine intorno a Nakamise street e poi siamo andati a piedi verso il fiume Sumida. Dopo la visita al tempio, ci siamo trovati di fronte a uno scorcio di Tokyo del XXI secolo: il contestato Asahi Building, alcuni grattaceli e dietro la Tokyo Sky Tree che con i suoi 634 metri è la più alta torre televisiva al mondo.

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Un’altra dimostrazione della sfida dei giapponesi alla natura e – nella specie – ai terremoti. Infatti, tutte le opere ingegneristiche – dagli edifici ai ponti, dalle ferrovie ai grattaceli – tutto è costruito a prova di terremoto. Per salirci è meglio prenotare la visita, con largo anticipo e naturalmente on line. (www.tokyo-skytree.jp).

Sempre a Shinjuku, un posto molto bello dove passare la serata è il Park Hyatt, che oltre ad essere uno dei più bei alberghi di Tokyo è anche quello in cui hanno girato il film “Lost in Translation” con Bill Murray e Scarlett Johannson. Al 52esimo piano c’è il New York Bar dove è stata girata una delle scene più famose del film. La vista è strepitosa, la musica live ottima e anche se i cocktail non sono esattamente  a buon mercato vale assolutamente la pena.

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Un’altra zona di Tokyo da non perdere è Ginza, con il vicino Palazzo Imperiale, ma noi abbiamo rimandato la visita per usufruire al meglio del JR Pass. Dato che lo avevamo acquistato per 7 giorni, dopo tre trascorsi nella capitale abbiamo deciso di andare  a Kyoto e a Osaka per poi tornare prima della scadenza rimanendo qualche altra notte a Tokyo.

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Lo Shinkansen, l’affusolato treno super veloce (bullet train) che collega tutto il Giappone, dalla capitale a Kyoto ci mette circa tre ore. Qua tutto è puntualissimo e organizzato alla perfezione, tanto da non far perdere nemmeno un secondo di tempo. Un treno giapponese accumula in media 10 secondi di ritardo all’anno, alla stazione si scende ordinatamente senza nemmeno sfiorarsi e dopo pochi attimi si è già pronti a ripartire. Nei bagni l’acqua si scarica passando la mano davanti ad una fotocellula senza toccare nulla e la pulizia è davvero invidiabile.

Kyoto

Chiamata anche la città dei 1000 templi, Kyoto è la culla storica e culturale del paese, patrimonio dell’Unesco. Mah! Sarà pur vero, ma la prima impressione non è delle migliori.

Appena scesi dal treno ci si rende conto che l’edificio più importante della città è l’ingombrante e modernissima stazione ferroviaria, capolavoro discutibile dell’architettura contemporanea, centro della vita di Kyoto con i suoi ristoranti, bar e terrazze panoramiche. I dintorni della stazione, ci hanno asciato la sensazione di trovarci – più che in Giappone – in qualche provinciale cittadina cinese.

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Di fronte alla stazione s’innalza una vecchia torre televisiva che sebbene rovini il paesaggio si è rivelata utile come punto di orientamento durate i vari spostamenti. Con questo non vogliamo dire che Kyoto non merita di essere visitata, tutt’altro, ma dopo la strepitosa Tokyo l’impatto inziale è comunque sconcertante, visto il nome blasonato che comporta grandi aspettative.

Consapevoli di trovarci nel cuore del Giappone autentico, abbiamo optato per un soggiorno in uno dei tipici Ryokan, le case tradizionali, dove si entra senza scarpe, si dorme per terra (sui futon) e si assaggia così la vera vita giapponese. Per fortuna anche qui, come a Tokyo, abbiamo scelto bene: il Ryokan Heianbo, in una tranquilla stradina a soli due isolati dalla stazione perciò centralissimo e comodissimo (come posizione, s’intende, per il resto di comodità c’è ne ben poca).

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Cercando on line i prezzi dei ryokan variano da 100 a 1.500 euro a notte per due persone (si, non è uno scherzo, possono essere davvero molto cari). Il nostro era uno di quelli “tradizionali” e costava circa 150 euro e nonostante fosse fra i più economici aveva il bagno in camera ed era molto pulito. Naturalmente né la simpatica padrona di casa né il marito parlavano una sola parola di inglese, così abbiamo comunicato a gesti inchinandoci reciprocamente con larghi sorrisi nel tentativo di instaurare un minimo di dialogo.

Kyoto, come abbiamo già detto, è una città “piatta”, polverosa e abbastanza anonima, con strade tutte dritte disposte a griglia, pochi abitanti e zero lusso. Si gira facilmente in bicicletta, è impossibile perdersi, il traffico è scarso e appena arrivati ci si chiede “cosa siamo venuti a fare qui?”.

Tutto ciò finché non si affittano le bici cominciando il giro per i templi! Il rent a bike più vicino è sul lato ovest della stazione, in fondo alla strada. Noi le abbiamo affittate per tutta la durata del soggiorno perchè è il modo più semplice per girare la città. Direttamente al noleggio ci hanno anche dato una mappa dei templi, così da poterli trovare facilmente e creare un itinerario di un paio di giorni per ammirarli. Ricordate che i templi sono centinaia e che dopo aver visitato i più importanti (e nemmeno tutti) non ne potrete più nonostante la loro bellezza 🙂

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Iniziato il giro la mattina, appena prese le bici ci siamo diretti a sud della ferrovia per visitare il To-Ji Temple, l’unico che si trova in questa parte della città e poi abbiamo proseguito verso nord per raggiungere il Nishi Honganji Temple.

Appena finita la visita abbiamo preso il grande stradone chiamato Gojo Dori e ci siamo diretti verso le colline. Dopo un po’ la strada inizia leggermente a salire, si attraversa il fiume e ci si trova di fronte all’ingresso dello spettacolare complesso di Kiyomizu Shrine. Si devono legare le biciclette e proseguire a piedi per le scalinate del primo tempio. Si continua a salire, attraversando il cimitero, fino a raggiungere la Porta del Tempio Kiyomizu, forse il più bello di tutta Kyoto, composto da vari edifici e con un affaccio panoramico su tutta della città. Finita la visita si scende lungo la strada commerciale, piena di negozietti e ristorantini. Se avete fame questo è il posto giusto per fermarsi, anche per ritrovare le forze per poi rimettersi in sella.

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Riprese le biciclette abbiamo proseguito verso nord, costeggiando le colline, prima sulla strada principale, la Hagashi Oji Dori fino al Ysaka Shrine Gate e poi a destra, sotto il Gate of Chion, che ci ha portati dritti al Chion-In Temple.
 Come riferimento generale ricordate che in questa parte della città dovete tenervi il più possibile sotto le colline. Perciò, dopo Chion-In si prosegue sulla bellissima strada alberata che costeggia l’ingresso. Dopo poco ci si ritrova davanti alla grande porta arancione Heian Jingu Torii che porta al Heian Sanctuary.

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Da Heian salendo ancora sulla collina si raggiunge il Philosopher’s Walk, un lungo sentiero nel bosco, da fare in bicicletta o a piedi, che costeggia una gran quantità di piccoli templi e le case più belle di Kyoto.

Rientrando verso il ryokan abbiamo raggiunto il viale Maruta Machi Dori dove, accanto all’Hotel Heiannomori Kyoto c’è l’ingresso per il meraviglioso Okazaki Shrine, da vedere assolutamente, e poi sempre dritti fino a trovarci a costeggiare i giardini del Palazzo Imperale.

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Nascosto tra le viuzze, prima di raggiungere il ryokan c’è il suggestivo Mercato coperto Nishiki, dove “fare merenda” e ammirare le misteriose pietanze.

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La sera eravamo stanchissimi e abbiamo cenato nei pressi del ryokan.

La mattina dopo non abbiamo preso subito le bici, ma ci siamo diretti alla stazione e siamo saliti sul treno che in 15 minuti ci ha portati a Fushimi-Inari Taisha, la fermata di fronte alla quale c’è l’ingresso del Fushimi-Inari Shrine, forse il complesso buddista più impressionante dell’intero Giappone.

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E’ uno dei luoghi dove abbiamo scattato un’infinità di fotografie, sia dei templi sia del lungo sentiero che si arrampica sulle montagne con migliaia di porte arancioni, i Tori, che formano dei veri e propri tunnel. Uno spettacolo incredibile. Quasi in cima si trovano due ristoranti affacciati sul bosco dove abbiamo pranzato.

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La sera, un po’ meno stanchi del giorno prima, abbiamo deciso di esplorare Kyoto by night. Sempre in bici c siamo diretti verso le colline prendendo la più importante strada dello shopping della città, la Shijo Dori.

Anche questa è una delusione a causa dei lunghi porticati illuminati da orribili luci al neon. Ma fortunatamente, appena arrivati al ponte che attraversa il fiume, ci siamo in una dimensione completamente diversa. Qua infatti inizia il quartiere della vita notturna e delle geishe, Ponto Cho, il cui omonimo e pittoresco vicolo, Ponto Cho dori, meraviglioso soprattutto la sera per la sua particolare atmosfera, ospita una infinita sfilza di deliziosi ristoranti tradizionali affacciati sul fiume. Qua c’è solo l’imbarazzo della scelta e ci siamo lasciati guidare solo da ciò che ci andava di più quella sera.

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Più tardi siamo rientrati al ryokan per una bella dormita (si fa per dire visto che il futon non è il massimo della comodità) e la mattina doposiamo saliti sullo shinkansen per raggiungere Osaka.

Osaka

Come abbiamo scritto all’inizio la scelta di Osaka è stata fatta in quanto il Castello di Himeji era in ristrutturazione, ma è anche una valida alternativa se non si ha tanto tempo a disposizione visto che, grazie allo shinkansen che collega Kyoto al centro Osaka, in meno di 20 minuti eravamo arrivati.

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Il Castello di Osaka si trova a poche fermate della metropolitana dalla stazione. Sorge maestoso al centro di un parco fortificato che domina la città, contornato da un fossato oltre al quale ci sono alcuni grattacieli che rendono il posto molto particolare. Qui si può fare la foto forse più emblematica dell’intero Giappone, soprattutto se vi trovate nel periodo della fioritura dei ciliegi. L’angolazione migliore è sul retro dell’edificio, dal primo terrazzamento scendendo verso i grattaceli.

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Per il resto Osaka è una città tipicamente giapponese, portuale, un po’ anonima, con grandi spazi e poche attrazioni, tranne naturalmente il Castello. È anche la prima volta che abbiamo trovato un po’ di degrado e sporcizia. Vi chiederete se vale la pena venire fin qui. Assolutamente si, almeno finché non riapre Himeji. Da Kyoto non ci si mette niente, in non più di 2 o 3 ore vedete tutto quello che merita e all’ora di pranzo sarete già liberi di ripartire.

Così, visitata Osaka, siamo saliti sul primo Shinkansen diretti a Tokyo.

… e di nuovo a Tokyo

Come avevamo già accennato, il JR Pass viene venduto per multipli di 7 giorni, ecco perché, per sfruttare al meglio la sua convenienza, dopo 3-4 notti nella capitale vale la pena “spezzare” con Kyoto per poi rientrare a Tokyo entro la mezzanotte del settimo giorno.

Avevamo deciso di passare i due giorni restanti in un quartiere diverso, così invece di tornare a Shinjuku abbiamo prenotato al Gracery Ginza, elegante business hotel nel cuore del quartiere del lusso di Tokyo. A differenza di Shinjuku e Shibuia, a Ginza si ha la sensazione di stare sulla quinta strada di New York. Le boutique delle migliori griffe mondiali hanno qui i loro negozi o palazzi e sulle strade laterali si trovano bellissimi ristoranti e locali alla moda. E’ meraviglioso passeggiare la sera, sia prima che dopo cena.

La mattina dopo siamo andati a visitare il Palazzo Imperiale dove però si può entrare solo una volta all’anno: il Giappone è una monarchia perciò, quindi il palazzo è abitato dall’Imperatore e la sua famiglia. Dall’esterno il palazzo è circondato da un grande giardino e lo si vede solo da lontano.

Così, un po’ delusi, abbiamo deciso di trovare consolazione in uno dei tipici Onsen, da visitare almeno una volta prima di lasciare il Giappone.

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Gli onsen sono i bagni termali pubblici, sparsi ovunque nel paese, una tradizione dovuta alle numerose sorgenti calde di questa terra vulcanica. Frequentati da famiglie, coppie e singoli, gli onsen hanno ambienti comuni – dove si mangia, ci si riposa e, di solito all’esterno, percorsi zen sull’acqua – e ambienti separati per donne e uomini, i veri bagni, dove si entra nudi e ci si immerge nelle calde vasche e piscine.

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Quello che abbiamo provato si chiama Oedo Onsen Monogatari Hot Springs e si trova sull’isola di Odaiba, da raggiungere facilmente in una quindicina di minuti con la metro normale fino alla stazione di Shimbashi e poi con la metro sospesa che attraversa la spettacolare baia di Tokyo. Osservando la baia mentre andate all’onsen vi renderete conto, tra giganteschi ponti sospesi, infrastrutture e impianti industriali, di cosa sono capaci i giapponesi.

Il nostro viaggio in Giappone è stato incredibile e davvero molto istruttivo per iniziare a comprendere una cultura infinitamente diversa dalla nostra, con la consapevolezza però che i giapponesi sono impenetrabili e che anche vivendoci stabilmente non sarebbe facile integrarsi.

良い旅

 

 

La mappa del nostro viaggio in Giappone