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Viaggio in Cina

A

vevamo due settimane da dedicare al nostro primo viaggio in Cina con l’intento di vedere tutto, dalle grandi metropoli alle zone rurali dove si respira ancora la tradizione di questo immenso paese. Il compito non era facile, sia perché avevamo deciso di portare con noi anche i nostri figli alla loro prima esperienza intercontinentale, sia perché dovevamo studiare bene i percorsi per ottimizzare i tempi scartando destinazioni superflue.

Ad esempio, ci è sembrato inutile fare tre ore di volo per raggiungere Xian solo per vedere l’Esercito di Terracotta, sicuramente impressionante se conservato all’aperto, mentre così com’è oggi, racchiuso in un gigantesco capannone con migliaia di fari che lo illuminano e passarelle per i turisti, ci è sembrato privo di ogni suggestione per spingerci a salire su un aereo solo per visitarlo. Oltretutto Xian era troppo fuori dal percorso che ci interessava. Abbiamo sbagliato? Chissà … sicuramente pochi sono tornati da lì entusiasti.

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Proprio la presenza dei bambini ci ha fatto desistere dal fare una tappa in Tibet a causa dell’altitudine troppo elevata, ma ci siamo ripromessi di dedicargli un viaggio a sè in futuro!

Alla fine la decisione è stata quella di visitare Pechino (Beijing per i cinesi) con escursione alla Muraglia Cinese, poi Shanghai, YangShuo, e infine Hong Kong per poi ritornare nuovamente a Pechino da dove prendere il volo per casa. Un round trip perfetto della durata di circa due settimane.

Per quanto riguarda l’organizzazione, la dritta migliore l’abbiamo avuta da una nostra amica che vive lì, la quale ci ha consigliato di rivolgerci a un’agenzia locale per la prenotazione di alberghi e voli interni, considerato che facendo il booking sul posto si spuntano prezzi ridotti fino alla metà rispetto ad internet dall’Italia.

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Il periodo perfetto per un viaggio in Cina è sicuramente quello che va da metà aprile ai primi di maggio. Clima secco e sole. A Pechino la sera ci si mette un maglione, mentre da Shanghai in giù è già estate. Un’avvertenza: i turisti occidentali sono pochi il che sicuramente è un bene, però abbiamo scoperto che anche ai cinesi piace viaggiare e che la prima settimana di maggio è Festa nazionale. Risultato: un miliardo di persone che decide di visitare proprio in quei giorni le principali attrazioni del paese ingorgando tutto! Perciò, cercate di tornare prima o a trovarvi in quei giorni ad Hong Kong. Non vi diciamo altro.

Da Roma ci siamo imbarcati sul volo diretto di Air China per Pechino, tratta ora coperta anche dall’Alitalia (non confondete la compagnia di bandiera cinese con altre che suonano simili come China Air, China Eastern, China South etc, la parola China è dappertutto!). Attraversando gli Urali, la Siberia e poi la Mongolia, abbiamo cominciato l’avvicinamento verso Pechino sorvolando ampie aree desertiche.

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Quando l’aereo ha iniziato la discesa verso la capitale cinese, ciò che ci ha colpito osservando dall’oblò il paesaggio sottostante è stata l’infinita distesa di conglomerati industriali, con infrastrutture modernissime, autostrade, capannoni e fabbriche perfettamente ordinate, molto diverse dalle baraccopoli con bambini scalzi che cuciono scarpe da ginnastica che ci aspettavamo.

 

Beijing (Pechino)

Atterrati all’immenso aeroporto di Beijing-Capital, ormai il più grande e trafficato al mondo, ma anche uno dei più premiati dai passeggeri e dalle riviste specializzate per la sua perfetta organizzazione e servizi, abbiamo avuto il primo assaggio di questo bizzarro – per noi occidentali – paese; sul desk dell’ufficiale di dogana che ci ha controllato i passaporti c’era un apparecchio che permetteva di dare la nostra valutazione – con punteggio da una a cinque stelle – del suo operato e professionalità.

Usciti dallo scalo, ci siamo imbattuti invece in un altro lato della Cina che, questa volta, ci aspettavamo – quello della sòla (come si dice a Roma!). Un addetto in divisa ci indica un taxi minivan mostrando su un foglio prestampato e timbrato la tariffa per portarci in albergo: 50 euro. Eravamo in quattro e ci è sembrato abbastanza equo! Solo dopo però abbiamo scoperto che un taxi normale prende 10 euro per lo stesso tragitto aeroporto-centro. Tutto legale, per carità, ma non molto corretto verso quei pochi occidentali che si recano qui, anche perché in Cina pochissimi parlano inglese ed è davvero difficile comunicare.

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Il primo impatto con Pechino, durante il tragitto, è stato di grande stupore. Attraversavamo quartieri nuovissimi, con moderni palazzi di vetro, larghi viali alberati, curatissimi giardini verdeggianti, aree commerciali con negozi alla moda e concessionarie d’auto. Tutto ordinato, fatto bene. E sullo sfondo qua e là si intravedevano intere aree di grattacieli in costruzione.

Pechino, inutile dirlo, è una città immensa. Il centro, il cui cuore è la famosa Piazza Tienanmen, è stato concepito seguendo i canoni urbanistici tipici del totalitarismo – strade a otto corsie, larghi marciapiedi, palazzi che occupano interi isolati. Tutto pulitissimo e sorvegliatissimo, sia dalla polizia sia dall’incredibile quantità di telecamere che a noi – dato che non eravamo intenzionati ad atti sovversivi – ci trasmettevano comunque una rassicurante tranquillità.

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Così, date le distanze, per visitare al meglio la capitale cinese è consigliabile alloggiare nelle vicinanze di Pizza Tienanmen e per fortuna, a soli due isolati di distanza, si trovano, uno accanto all’altro e persino collegati all’interno, due alberghi che soddisfano ogni esigenza di spesa e comfort.

Il primo è lo storico Beijing Hotel, simbolo di vecchie glorie e tempi passati, con stanze sporche e malconce, rimaste intatte negli ultimi trent’anni, dall’atmosfera governativa quando gli alti funzionari del partito venivano a dormire qui prima di partecipare come delegati alle assemblee del partito comunista. E’ inspiegabilmente considerato un 5 stelle (ne meriterebbe al massimo quattro a patto che fosse più pulito), ma il vantaggio è un costo ridicolo e una posizione straordinaria.

Il secondo, per chi si vuole concedere un soggiorno veramente a 5 stelle è il Raffles Beijing, però ha prezzi notevolmente più alti. Chiedete in entrambi una stanza sul retro, più tranquilla e con vista sulla Città Proibita anziché sul trafficatissimo stradone davanti.

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Oltre ad essere quelli più vicini a Piazza Tienanmen e alla Città Proibita, Beijing e Raffles confinano con una delle più note strade dello shopping, Wangfujing street, dove troverete anche i templi dell’occidente come Mc Donalds, Burgher King e Dunkyn Donuts, banche dove cambiare soldi, taxi e quant’altro. Due isolati dopo l’hotel la strada diventa interamente pedonale.

L’ultimo vantaggio dei due alberghi menzionati è che proprio di fronte alla scalinata del Beijing hotel c’è l’ingresso della stazione della metropolitana, nuovissima e modernissima, che userete sia per raggiungere il treno per la Grande Muraglia sia per arrivare in altri posti evitando problemi di incomprensione con i tassisti.

Guardando la mappa su Google troverete sicuramente altri alberghi che vi sembreranno altrettanto vicini. In realtà non lo sono; tenete sempre a mente che a Pechino le distanze sono ingannevoli e un isolato può essere lungo più di un chilometro.

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Così, lasciati i bagagli, dato che erano le tre del pomeriggio, siamo usciti a fare due passi. Abbiamo girato l’angolo costeggiando la fiancata dell’albergo e ci siamo incamminati lungo la Wangfujing street sulla quale, dopo un centinaio di metri, ci siamo imbattuti con nostra grande sorpresa in uno dei mercati più interessanti e caratteristici di Pechino, il Wangfujing Market.

Sembrava di stare in un film con Jakie Chan: il varco d’accesso riccamente ornato in rosso e oro, le bancarelle che vendono scorpioni ancora vivi infilzati allo spiedo da friggere al momento, pipistrelli essiccati, altre cose strane da mangiare e ogni tipo di cianfrusaglie, da Buddha di ogni grandezza a ciondoli, piatti, oggetti elettronici… insomma, un primo impatto davvero divertente e inaspettato con questa città tutta da scoprire. Oltretutto alle spalle dell’hotel.

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Siamo usciti sul lato opposto e in meno di dieci minuti abbiamo raggiunto Piazza Tienanmen trovandoci di fronte alla meravigliosa Porta della Pace Celeste – ingresso principale alla Città Proibita, che ancora oggi riporta al centro il grande dipinto raffigurante il leader Mao e le sue balconate continuano a ospitano i più alti funzionari del Partito durante le parate militari. Trovarsi qui è davvero emozionante, anche per incalliti viaggiatori come noi.

Dall’altro lato del vialone c’è la gigantesca piazza, la più vasta al mondo (e ci mancherebbe altro), composta da alcuni palazzi tipicamente totalitari come la Grande Sala del Popolo e il Museo Nazionale di Storia cinese, mentre al centro sorge il Monumento agli eroi del popolo e il Mausoleo di Mao Tze Tung. Nulla di particolare, salvo la sensazione di essere continuamente osservati e controllati.

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Dopo questo primo impatto con la città, siamo tronati verso l’albergo e abbiamo cenato su Wangfujing street per poi rientrare per un meritato riposo. La mattina dopo ci attendeva la Città Proibita.

Dopo la colazione, macchina foto grafica alla mano, ci siamo diretti di nuovo verso Piazza Tienanmen. Era una splendida giornata di sole, con un cielo incredibilmente azzurro, cosa che a Pechino non capita quasi mai per via dello smog e delle tempeste di sabbia che provengono dai deserti del nord.
Arrivati davanti alla Porta della Pace Celeste la foto è d’obbligo, dato che il monumento è il simbolo della Cina. La porta, esposta tutto il giorno al sole, ha una luce perfetta per gli scatti. Insomma, qui hanno inventato il feng-shui, come faceva a non essere posizionata bene! L’unico problema è stata l’insistenza con cui i tanti cinesi intorno chiedevano di farsi una foto-ricordo … con noi, ma soprattutto con i nostri bambini. Tra risate, esclamazioni incomprensibili e parenti che sbucavano dal nulla mettendosi vicino a noi per rubare uno scatto!

Finita la sessione fotografica, siamo finalmente entrati.

La Città Proibita, per oltre 500 anni residenza delle dinastie Ming e Qing, è uno dei luoghi più straordinari al mondo. L’enorme rettangolo circondato da possenti mura e da un fossato largo 50 metri contiene 980 edifici disposti in due corti, una interna e una esterna. E’ un susseguirsi di porte, palazzi e immensi cortili incredibilmente suggestivo che fa percepire ad ogni passo la grandezza e il potere degli imperatori cinesi che vi hanno vissuto. A tutto contribuiscono i nomi delle costruzioni più importanti – la Porta della Potenza Divina, la Sala della Suprema Armonia e così via…
Prendetevi tutto il tempo che volete, cercate di memorizzare i luoghi, le prospettive, l’atmosfera. Vi rimarranno per sempre.

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Per visitare tutto il complesso, attraversandolo da sud – dalla Porta della Pace Celeste su Piazza Tienanmen – fino al lato opposto, al nord, dove c’è la Porta del Volere Divino ci vogliono circa quattro ore. Uscendo da quest’ultima vi troverete di fronte la Collina di Jingshan, costruita artificialmente dai Ming con la terra degli scavi del complesso imperiale. Offre la vista più spettacolare sulla Città Proibita. Saliteci. Poi tornate in albergo, anche a piedi nonostante sia un po’ lunga, e riposatevi, magari nella piscina dell’hotel.

Nel tardo pomeriggio scendete alla reception e fatevi scrivere dal concierge l’indirizzo dell’albergo in cinese. Dovete sapere che non solo nessun tassista pechinese parla inglese, ma non comprendono nemmeno cose basilari, come la parola “hotel”, a prescindere da come la pronunciate, e nemmeno – e questo è straordinario – la parola “Beijing”. Perciò o ve lo fate scrivere o vi toccherà tornare a piedi. Perché il posto migliore per passare il pomeriggio e la sera è il Quianhai Lake. Naturalmente, fatevi chiamare un taxi dall’albergo così gli spiegheranno dove portarvi.

Quianhai Lake (premesso che si chiami così dato che i cinesi usano più nomi per lo stesso luogo creando una notevole confusione), è uno dei posti di svago e divertimento di Pechino. E’ un piccolo lago contornato da tanti colorati ristorantini e locali, dove si respira un’atmosfera davvero molto cinese, si affittano barchette e si vendono cianfrusaglie. L’entrata principale si trova sulla Dì Anmen W Street dove probabilmente vi lascerà il tassista. Appena scesi verrete assaliti da gente che vi offrirà un giro di un’ora su un risciò lungo il lago e negli hutong. Accettate, naturalmente dimezzando il pezzo propostovi.

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Gli hutong sono i vicoli che formano la parte residenziale antica di Pechino, una specie di quartiere formato da numerose stradine con le tipiche case d’epoca – basse, con cortili e giardini interni. Inizialmente abbattute per fare spazio a moderni ed esclusivi palazzi, sono recentemente tornate alla moda e molti cittadini benestanti le stanno comprando per ristrutturarle.
Quindi, il modo migliore per visitare gli hutong è con il risciò, anche se andare in giro comodamente seduto su un divanetto, mentre un tizio con occhi a mandorla pedala sudando resta un approccio un po’ imbarazzante e colonialista. Ma ci si abitua a tutto.

Un’avvertenza che varrà per tutto il viaggio, da Beijing a Hong Kong, in Cina le mance non sono gradite. Se lasciate qualcosa in più spesso vi succederà di essere inseguiti con il resto, anche di pochi spiccioli, e di dovervi arrendere di fronte alla insistenze di riprenderveli. Ci hanno spiegato che la mancia è considerata una specie di “corruzione” dovuta all’immorale stile di vita dell’Occidente capitalista. Meglio così, almeno ci togliamo dall’imbarazzo di non sapere quanto lasciare.

Dopo il giro negli hutong trovate un posto per cenare in uno dei ristorantini intorno al lago, illuminati con migliaia di lucette colorate che si riflettono nell’acqua. Probabilmente sarete gli unici stranieri, nessuno avrà dei menù in inglese e dovrete arrangiarvi indicando ai camerieri le pietanze sui tavoli intorno a voi. Dopo aver mangiato, e bevuto ottima birra cinese (lasciate perdere il vino!), addentratevi nelle viuzze laterali, piene di piccoli negozi, bar e localini. Poi, grazie al foglietto del concierge, tornate in albergo.

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Il giorno dopo vi sveglierete con la sensazione di conoscere già Pechino, perciò sarà tempo per la visita alla Grande Muraglia o meglio, dato che è lunga quasi 6.000 chilometri, della sua parte più bella e meglio ristrutturata, ma soprattutto più facilmente raggiungibile da Pechino, Badaling. Molti vi diranno che essendo la parte più vicina a Pechino è senz’altro la più affollata e forse è vero, ma dato il periodo del nostro viaggio la folla non era eccessiva, anzi, e la visita è stata molto piacevole. Probabilmente in periodi di maggiore affluenza è meglio spostarsi più avanti e visitarla in altri punti.

Per arrivarci scendete nella metro ai piedi dell’albergo e raggiungete la North Station. Da lì parte il treno che porta a Badaling. Comodo, nuovo – come d’altronde tutto in questo paese, vi consente in un’ora scarsa di trovarvi su quella che è stata eletta una delle sette nuove meraviglie del mondo.
Appena giunti alla stazione si percorrono circa cinquecento metri a piedi, si paga un biglietto e si entra. Qui la gente è sempre tanta, in qualsiasi stagione, ma comunque si cammina e, rapiti dallo spettacolare serpeggiare della Muraglia lungo le creste delle montagne circostanti fino a perdersi dietro l’orizzonte, non ci si accorge nemmeno dalla fatica, del continuo saliscendi e delle scale sulle torrette d’avvistamento. E’ un luogo incredibile, nonostante la folla.

Abbiamo pranzato in uno dei tanti ristorantini sul piazzale prima dell’ingresso. Come al solito nessuno parlava una parola di inglese e il menù era incomprensibile.

La cameriera si sganasciava dalle risate mentre noi avevamo fame. Alla fine, abbiamo mimato a gesti una gallina e ci servirono un delizioso pollo con riso e i deliziosi ravioli. Costo circa 3 euro a testa. Bevande comprese.

Siamo ritornati a Pechino stanchi, ma contenti. Per cena avevamo prenotato da “Capital M” – uno dei ristoranti più eleganti e blasonati della capitale cinese, distante una ventina di minuti a piedi dall’albergo attraversando Piazza Tienanmen in lungo fino a Quianmen street. Menù occidentale e vista mozzafiato dai quattro terrazzi panoramici.

Uscendo ci è sembrata d’obbligo una passeggiata lungo questa particolare strada pedonale (Quianmen street), antico centro commerciale, meravigliosa soprattutto la sera quando viene illuminata dalle tipiche lanterne rosse. Sulle traverse troverete i migliori antiquari della città, ma anche degli scrittori particolari che disegnano geroglifici sulla strada con grandi pennelli intinti nell’acqua. Le scritte restano visibili per qualche istante per poi scomparire all’evaporazione dell’acqua. Si tratta di calligrafi che si esercitano in quest’antica arte senza sprecare inchiostro!

La mattina del terzo giorno va lasciato a due mete fuori dal centro, anche perché alle 21 avevamo il treno per Shanghai, perciò volevamo ottimizzare i tempi.

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Così, lasciati i bagagli nel deposito dell’albergo, abbiamo raggiunto in taxi la Città Olimpica, quella costruita in occasione dei giochi del 2008, per una rapida visita allo spettacolare stadio denominato “The Nest” (il nido) e la piscina olimpionica “The Cube” (il cubo) somigliante a gigantesche molecole d’acqua che la sera cambiano colore.

Non c’è nient’altro, perciò dopo mezz’ora siamo rimontati su un altro taxi (sempre con i foglietti del concierge con le mete scritte) per andare a Beijing 798 Art Zone, uno dei posti più interessanti di Pechino.

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E’ un’intera ex zona industriale, oggi riqualificata, che ospita gallerie d’arte, atelier di artisti e studi creativi, stravaganti negozi e locali alla moda. Le sue strade sono un museo a cielo aperto e spesso vengono usate per girare spot commerciali, ma che sono letteralmente prese d’assalto dai neo sposi per i loro book fotografici. Qui potrete ammirare (e acquistare, budget permettendo) statue di Mao altre due metri in tutti i colori o opere dei più avanguardistici artisti contemporanei cinesi. Pranzate lì, in uno dei ristorantini con tavoli all’aperto. Vi sembrerà di essere a New York. Decisamente da non perdere.

Tornati in albergo, se vi resta un po’ di tempo fate un’altra passeggiata, andate a Quianmen street, questa volta di giorno, e girovagate sulle stradine secondarie sbirciando nelle botteghe dei pittori. Non comprate nulla. Costa troppo e più avanti nel viaggio vedrete che le stesse cose si trovano a molto meno.

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Durante la pianificazione del viaggio avevamo notato che da Pechino a Shanghai c’era un treno veloce notturno, che partiva la sera alle 21 e arrivava la mattina alle 7 alla stazione centrale di Shanghai. Ci è sembrata la soluzione perfetta per ottimizzare i tempi, ma anche per vivere un’esperienza sui moderni e confortevoli treni cinesi.

Arrivati alla Beijing South Railway Station il primo pensiero fu che il tassista si fosse sbagliato portandoci in un aeroporto, oltretutto il più avveniristico che avevamo mai visto. Invece no, eravamo alla stazione: ultramoderna, pulitissima e organizzatissima. Le sale d’attesa erano arredate con veri e propri divani (nulla a che vedere con le scomode seggioline delle nostre stazioni) e sorridenti hostess in guanti bianchi indirizzavano i viaggiatori verso i gates numerati che si aprivano consentendo l’accesso sui binari solo quando il treno da prendere era già vuoto, ripulito e pronto ad accogliere i passeggeri della tratta successiva. Roba futuristica!

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L’affusolatissimo treno rispecchiava la modernità della stazione! Tirato a lucido all’inverosimile, aveva cabine da quattro con grandi televisori al plasma sulla parete per ogni singolo cuccetta, luci soffuse da lettura, lenzuola profumate. L’unico neo erano i bagni comuni che, però, si sono rivelati un problema inesistente dato che venivano puliti dagli addetti praticamente dopo ogni uso. Così, anche la mattina dopo, quando ci siamo svegliati alla periferia di Shanghai, tutto era in perfetto ordine e pulizia come prima della partenza.

Shanghai

Dalla Stazione Hongqiao di Shanghai siamo saliti su un taxi per raggiungere l’hotel. Il tragitto, relativamente breve salvo l’eccessivo traffico, percorre un’autostrada sopraelevata che porta dritta nel cuore di questa immensa città. E’ davvero spettacolare vedere in lontananza le sagome dei grattaceli che pian piano si avvicinano fino ad immergersi in mezzo a loro.

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Durante il tragitto potrebbe capitarvi di intravedere nei giardini pubblici gruppi di anziani che praticano il Taj-Chi, la tradizionale arte marizale cinese. E’ un’usanza diffusissima soprattutto di prima mattina.

Il nostro albergo era il Westin Bund, uno degli edifici più emblematici della città per via del tetto a forma di corona che si illumina la sera dominando il Bund, la parte antica di Shanghai. Un 5 stelle con eccellente rapporto qualità/prezzo. Chiedete una camera con vista su Pudong e se riuscite a spuntarla anche angolare… ne sarete felici a vita. La nostra era così, al 36simo piano, con vetrate cielo-terra e panorama su tutta la metropoli, anche dalla vasca da bagno.

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Shanghai è sicuramente la città più bella, più dinamica, più avveniristica e più cosmopolita della Cina. Il fiume che la attraversa divide il centro in due parti. Quella storica è identificabile con il Bund, il magnifico lungofiume che ospita una sfilza di palazzi coloniali dei primi del novecento costruiti dagli inglesi, tedeschi e francesi come sedi di banche e uffici commerciali. Di fronte, invece, c’è Pudong, la parte nuova, fino a quindici anni fa composta da baracche e pascoli, oggi considerata tra gli scorci urbani più avanguardistici del pianeta, ospita l’altissima torre Oriental Pearl e un conglomerato di grattacieli tra cui spicca il World Financial Center, secondo più alto dell’Asia dopo Al Kalifa di Dubai.

Il Bund si trova a cinque minuti (due isolati) a piedi dall’albergo, premesso che siete ospiti del Westin. Altrimenti cercate un’altra sistemazione sempre su questo lato della città. Non ve ne pentirete.

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Lasciati i bagagli, uscite a fare una passeggiata sulla larghissima promenade. E’ una delle passeggiate più spettacolari al mondo. Da un lato la fila degli antichi edifici storici e dietro di loro il modernissimo Westin; dall’altro lato il fiume, sul quale transitano una quantità impressionante d’imbarcazioni e, sulla riva opposta, Pudong con il suo futuristico complesso di edifici e la torre. Davvero impressionante. Per non parlare di quello che accade quando diventa sera e tutto si illumina. Ma intanto ci tornerete spesso. E’ un posto che attrae come una calamita.

Dopo esservi affacciati per la prima volta sul Bund tornate indietro, sempre a piedi, e raggiungete Nanjing Road, la strada commerciale di Shanghai. E’ il cuore dello shopping. Vi divertirete! Poi tornate in hotel dove vi aspetta una rilassante piscina.

Come abbiamo detto, Shanghai dà il meglio di sé la sera, quando si accendono un’infinità di luci e lanterne, dei potentissimi laser che si incrociano nel cielo, mentre gigantesche pubblicità vengono proiettate sulle facciate dei grattacieli di fronte, a Pudong. A questo spettacolo contribuiscono i battelli turistici di passaggio sul fiume addobbati come alberi di Natale, la corona illuminata di oro del Westin Bund e le luci rosse che lampeggino in cima dell’Oriental Pearl Tower.
Perciò, per godervi veramente la prima sera, prenotate un tavolo all’ “M on the Bund”. Situato all’ultimo piano di uno degli edifici storici del Bund, a walking distance dall’hotel, appartiene alla stessa catena di quello di Pechino, ma qui è ancora più scenografico per via della terrazza affacciata sul Bund e sui grattaceli di Pudong. Direte solo una cosa quando sarete lì … wow!

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Il giorno dopo, usciti dall’albergo, ci siamo recati – a piedi – nella parte chiamata Old Town – un luogo pittoresco composto da tante vie e viuzze con palazzi tipici cinesi con tetti a pagoda molto ben ristrutturati, negozi, ristoranti e il famosissimo YuYuan Garden, da visitare assolutamente. Esplorate la zona, poi pranzate e andate alla più vicina stazione della metro.
E ricordate che in Cina se volete comprare qualsiasi cosa, da cianfrusaglie a opere d’arte dovete trattare e tanto. Di solito agli stranieri (e qui difficilmente potete fingere di non esserlo), il prezzo iniziale è aumentato fino a dieci volte per poi scendere vertiginosamente fino a raggiungere quello reale, o quasi. Dipende dalla vostra bravura e determinazione.

Anche qui, come a Pechino, la metropolitana è eccezionale, pulita e nuovissima, ed è arrivato il momento di attraversare il fiume (con qualche cambio di linea) e andare a Pudong o, meglio, alla stazione di Longyang. Da lì, infatti, parte il Maglev, il treno più veloce del mondo, che in soli 6 minuti percorre i 30 km necessari per raggiungere l’Aeroporto Internazionale di Shanghai.

Naturalmente, non avete nessun volo da prendere, ma la sensazione di viaggiare a 431 km/h vale il pezzo del biglietto. Pensavamo di essere gli unici pazzi a salire su un treno per il gusto di farlo, ma l’esistenza del roundtrip ticket ci ha fatto capire che il Maglev è ormai anche un’attrazione turistica.

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Tornati dall’Aeroporto internazionale, prendete la “linea verde” che vi porterà dritti alla stazione di Lujiazui, nel cuore del Pudong Financial District e, per intenderci, ai piedi della Oriental Pearl Tower.

Lì, oltre alla favolosa vista del fiume, del Bund e della corona del Westin, ci sono due attrazioni che valgono la pena. La Torre , appunto, e il Shanghai Ocean Aquarium, stupefacente anche se siete senza bambini, che vanta il tunnel di vetro più lungo al mondo.
Una volta usciti, mettetevi in fila e salite sull’ultimo livello dell’Oriental Pearl Tower, il cui pavimento trasparente, sospeso a 300 metri di altezza, vi farà tremare le gambe oltre a consentirvi una vista panoramica a 360° sulla città.

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In alternativa potete raggiungere la passerella panoramica del vicino World Financial Center che dovrebbe offrire emozioni simili. Noi abbiamo optato per la torre.

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Dall’altezza alle viscere … Anziché ritornare sul versante del Bund con la metro, prendete il bizzarro il Tunnel Panoramico. Un bizzarro treno sotterraneo vi porterà, passando sotto al fiume, in pochi minuti al Bund. E’ un mezzo alquanto allucinante e ridicolo, concepito con l’intento di rallegrare i viaggiatori durante il tragitto sott’acqua con incredibili effetti visivi e sonori che evocano Goldrake e i Power Rangers. Da morire dalle risate.

La sera andate invece a Xintiandi, la zona dei ristoranti, dello shopping e della vita notturna. Animata e divertente, anche se molto turistica. La si raggiuge con la metro e ritornate in taxi. Vi lascerà un bel ricordo di questa stupenda città.

La mattina seguente, un po’ a malincuore abbiamo caricato i bagagli e ci siamo diretti all’Aeroporto Internazionale Hongqiao di Shanghai, dove ci attendeva il volo della “China Southern” per Guilin, il capoluogo di una delle zone più autentiche della Cina. Clima subtropicale, fiumi, risaie e piccoli villaggi contadini.

Una parentesi: eravamo un po’ dubbiosi sulle compagnie aeree cinesi e invece sono tutte modernissime ed efficientissime. Niente vecchie carrette del cielo, solo lucidi Boeing e Airbus, aeroporti pulitissimi con megaschermi e bagni dove sono appesi i tesserini con tanto di foto degli addetti delle pulizie e un numero di telefono da chiamare in caso di disservizi. Alla faccia dell’Italia!

 

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Così, atterrati a Guilin dopo 3 ore di volo, ci attendeva l’autista che avevamo ingaggiato per portarci – in circa un’ora lungo una bella e quasi deserta autostrada – nel villaggio di YangShuo, una delle più note mete turistiche dell’intera Cina. Ciò nonostante non vi aspettate orde di turisti e chiasso.

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YangShuo è un paesino tranquillo, sempre per i canoni cinesi, sito sulle rive del grande fiume Lì che serpeggia per chilometri in mezzo ai cosiddetti “pan di zucchero”, le dolci montagne ricoperte da una ricca vegetazione.
Le viuzze del centro, piene di negozi, ristoranti e case tipiche, sono sovrastate dai templi buddisti arrampicati sulle montagne che circondano il paese quasi a volerlo soffocare. Un’atmosfera davvero affascinante.

Avevamo prenotato al Riverview Hotel, molto semplice, ma pulito e con un’ottima posizione sulla riva del fiume, centralissimo, senza alcun lusso e al costo di 20 euro a notte per una quadrupla. Ad ogni modo è uno dei migliori hotel di YangShuo, quindi rassegnatevi. Fa parte della magia del luogo. A dire il vero avevamo trovato anche un posto che ci sarebbe piaciuto di più, ma era fuori dal paese e totalmente isolato (Yangshuo Mountain Retreat).

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Usciti dall’hotel, tenendo la destra, ci siamo incamminati lungo la banchina del fiume stracolma delle tipiche zattere motorizzate, alcune con prue raffiguranti dragoni o tigri, e abbiamo raggiunto l’ingresso del tempio buddista che si trovava alla fine della strada proprio sotto la parete rocciosa del monte. Dall’entrata ci si arrampica su per una decina di metri con delle ripide scale fino a raggiungere il primo tempio, circondato da un lussureggiante giardino.
Quando siamo arrivati non c’era nessuno – solo noi, una grande statua di Buddha che ci osservava dall’interno e un panorama mozzafiato dall’alto sul fiume Lì e sul villaggio circondato dai pan di zucchero. Questa è la Cina vera, quella raffigurata nei disegni antichi, nelle pergamene… Fantastica!

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Di sera YangShuo si illumina con uno spettacolo di luci e le sue lanterne rosse creano atmosfere davvero suggestive. Lungo la strada principale ci sono anche numerosissimi negozi di falsi fatti “a strati”: sugli scaffali all’entrata è esposta merce di bassa qualità e poco prezzo. Se non vi convince, vi invitano attraverso una porta in una seconda stanza, dove si trovano prodotti di miglior fattura e se non siete ancora convinti, c’è sempre una terza stanza contenente pezzi contraffatti di “alta qualità”. Entrate a vederli se volete, ma ricordate che la qualità, anche quella più alta è comunque scarsa e poi … ricordate che comprando il falso togliete il pane a chi lavora, crea e produce onestamente grazie a talento e impegno!

Ci sono anche numerose botteghe che vendono quadri e dipinti tradizionali. Aspettate però a darvi a spese folli… dove andrete il giorno dopo, li troverete ad un decimo del prezzo!

La mattina dopo, infatti, salite su una delle piccole zattere motorizzate e fatevi portare lungo il fiume. Dopo una quarantina di minuti di navigazione in mezzo alle spettacolari pan di zucchero e atmosfere in stile “Platoon” (il film di O. Stone) raggiungerete un remoto villaggio di pescatori dove scenderete a fare un giro: Fuli.

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Qui, lungo le stradine dissestate ci sono le botteghe degli artisti che dipingono a mano tutti i papiri in vendita a YangShuo come anche i grossi ventagli colorati. Prezzo dei pezzi più pregiati? Un dipinto ad aqua su pergamena scura ricoperto di geroglifici, di due metri per un metro – appena 10 euro! Ve lo arrotolano e consegnano in un’elegante scatola facile da trasportare.

Fate una passeggiata nel villaggio e interagite con i bambini. Sono adorabili e si divertono con i pochi occidentali che vedono. Poi tornate alla zattera che vi riporterà a Yangshuo!

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Noi avevamo prenotato 3 notti, ma il terzo giorno saremmo dovuti andare, dalla mattina alla sera, alle Risaie di LongshengLongji distanti più di 3 ore da Yangshuo e molto più vicine a Guilin. A quel punto abbiamo deciso di fare un piccolo cambiamento di programma. Dopo aver disdetto l’ultima notte al Riverview Hotel abbiamo prenotato una stanza nel nuovissimo Shangri-Là di Guilin, cinque stelle lusso a soli 100 euro a notte. Così, dopo aver visitato Longsheng – Longji dove ci attendevano le più spettacolari risaie del mondo, risalenti alla dinastia Ming, abbiamo pernottato a Guilin dove il giorno dopo ci attendeva un nuovo volo.

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Nonostante fosse aprile, a Longji il caldo e l’umidità erano notevoli. Dall’ingresso delle risaie comincia una faticosa salita, attraversando alcuni piccoli villaggi arrampicati sulle colline fino ad arrivare in cima. Alcuni turisti si fanno addirittura trasportare con delle portantine sorrette da infaticabili trasportatori, ma noi ci siamo rifiutati! Da lì la vista sui terrazzamenti è davvero meravigliosa.

E passeggiando per le risaie, oltre a numerosi contadini, incontrerete anche le donne appartenenti alla minoranza etnica Lao, donne con capelli lunghissimi, che per l’equivalente di cinque euro se li slegano facendosi fotografare con voi.

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Tornando indietro, stavolta in discesa, è stato piacevole osservare la vita di queste persone e le loro usanze. Completato il giro delle risaie, l’autista ci ha accompagnati direttamente a Guilin, da dove la mattina dopo abbiamo atteso il volo per Hong Kong.

 

Hong Kong

Guilin si trova leggermente sotto Hong Kong, anche se nell’entroterra, perciò il volo è brevissimo – circa un ora e un quarto. Come sistemazione, dopo la semplicità di Yangshuo, ci siamo regalati lo sfarzo del supertrendy Hotel W (www.w-hongkong.com). Comodissimo da raggiungere in quanto direttamente dai nastri del ritiro bagagli dell’aeroporto si sale sull’Airport Express che in venti minuti vi porta alla stazione di Kowloon dalla quale si accede in un lussuoso centro commerciale che a sua volta è collegato con la hall dell’hotel. Praticamente, dal vostro sedile sull’aereo alla stanza dell’albergo il percorso è al chiuso, senza mettere il naso fuori. Incredibile!

Senza titolo

Perché stare al W? La parte centrale dell’immensa città di Hong Kong è divisa due – la parte “continentale” chiamata Kowloon, dove ci sono alcuni degli alberghi migliori come Ritz Carlton, il W e il Peninsula e, di fronte, Hong Kong island, raggiungibile con i ferry (i traghetti) che attraversano il canale. Dormire a Kowloon significa godere (se siete fortunati anche dalle vetrate della vostra camera) di una vista mozzafiato su uno dei più spettacolari panorami urbani al mondo. Se, invece, optate per un alloggio sull’isola di Hong Kong, godrete di un bel panorama e basta. The choice is yours!

Il “W” fa parte di un modernissimo complesso architettonico dell’Union Square, che occupa la punta del promontorio di West Kowloon sopra l’omonima stazione. Affacciato sul Victoria Harbor, West Kowloon ospita, accanto al “W” anche l’incredibile palazzo dell’International Commerce Center che, con i suoi 484 metri e 118 piani è il grattacelo più alto di Hong Kong e il ventesimo al mondo. E’ impressionante osservarlo dalla piscina panoramica del “W”; nonostante la già impressionante altezza della piscina (76° piano), l’ICC continuava in alto fino a scomparire nelle nuvole!

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Sul lato dell’albergo, con la comoda navetta gratuita del “W” si raggiunge Kowloon Star Ferry Station, la stazione dei traghetti che in una decina di minuti attraversano l’harbour portano al Central Star Ferry Pier, il cuore di Hong Kong Island.
Proseguendo a piedi, invece, dalla Kowloon Star Ferry senza prendere il traghetto, vi trovate prima l’hotel Peninsula e poi la bellissima Tsim Sha Tsui promenade che ospita la statua di Bruce Lee e gode del formidabile affaccio su Hong Kong Island.

La prima sera prendete uno dei taxi davanti all’albergo e andate a Mong Kok. A differenza della Cina che avete visto finora, qui tutti, o quasi, parlano inglese, i pulsanti degli ascensori pubblici vengono disinfettati ogni due ore e gli sportelli dei taxi si aprono da soli.

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Mong Kok è la zona dei ristoranti, locali, mercati e divertimento di Hong Kong, da vedere e girare la sera, tutta illuminata da insegne, chiassosa e piena di vicoli che ricordano i film di Bruce Lee e Jakie Chan. Cenate lì, l’offerta di posti è davvero varia.

Il giorno seguente ritornate alla Kowloon Star Ferry Station e salite su uno dei fascinosissimi traghetti dell’omonima compagnia per attraversare il canale fino al Central Pier. Da lì, all’ombra dell’altro grattacelo simbolo di Hong Kong Island, l’IFC Center, cominciano ad arrampicarsi le ripide strade contornate da altissimi condomini residenziali che si estendono fino in cima al monte.

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Per fortuna per girare ci sono gli ingegnosi percorsi con delle scale mobili coperte che salgono sulla collina e permettono di raggiungere ogni parte senza alcuna fatica. L’unica cosa veramente interessante da vedere in questa zona è il Man Mo Temple, soffocato dai grattaceli, luogo veramente unico per comprendere questa città davvero particolare.

Se siete fortunati e il tempo è bello, salite fino a Victoria’s Peak, l’osservatorio panoramico che sovrasta l’intera città e la baia di Hong Kong. Noi purtroppo non abbiamo avuto questa fortuna in quanto era sommerso dalla nebbia. Incrociamo le dita per voi!

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Con questo il nostro viaggio in Cina è finito. Abbiamo preso il volo per Beijing e da lì per Roma, felici di aver vissuto un’esperienza meravigliosa scoprendo un paese davvero unico.

好之旅

La mappa del nostro viaggio in Cina